"Abbiamo iniziato lo sciopero della fame perché siamo stanchi di farci trattare come animali. Qui dentro i cani vivrebbero meglio". È l’ennesimo grido d’aiuto che arriva dal Cpr di Milo, alle porte di Trapani, dove la tensione è tornata a salire dopo giorni di proteste, tafferugli e denunce. La stragrande maggioranza dei 150 trattenuti ha avviato una forma di protesta pacifica, ma disperata, contro quelle che definiscono condizioni di vita “disumane”.
Telefoni distrutti, video censurati
Il racconto che trapela da dietro le mura del centro è inquietante. Secondo la Rete siciliana contro il confinamento, composta da associazioni come Mem. Med, Arci Porco Rosso, Maldusa, LasciateCIEntrare, Alarm Phone e Borderline Europe, nelle scorse ore le forze dell’ordine sarebbero intervenute distruggendo o sequestrando i telefoni cellulari di chi cercava di documentare la realtà all’interno del Cpr.
Una delle ragioni? Un video diffuso di nascosto da un trattenuto e visionato anche da Repubblica, in cui si vede un giovane tentare il suicidio impiccandosi, mentre altri ospiti disperatamente battono sulle reti per attirare l’attenzione. «Qui ogni settimana qualcuno “fa la corda” – raccontano –. Preferiscono la morte a un rimpatrio in un Paese che non conoscono più».
Sciopero della fame e battitura delle reti
Nelle scorse ore la tensione è esplosa con forza. Secondo quanto riferito da diversi attivisti e confermato da legali, il rifiuto del cibo è stato accompagnato da una battitura delle reti. «Il cibo è immangiabile, i letti sono di cemento e sembrano tombe. Non abbiamo lenzuola, né scope, né detersivo. L’unica cosa che ci danno con facilità sono psicofarmaci», denuncia un trattenuto. Valium, Rivotril, Lexotan: è lunga la lista dei farmaci distribuiti con troppa leggerezza, secondo numerose denunce.
Il diritto all’assistenza legale è sempre più compromesso. L’avvocato Gaetano Pasqualino, presente durante le proteste, ha dichiarato: «Sono stato allontanato dal centro per motivi di ordine pubblico, dopo appena un colloquio con i miei assistiti. Ma il diritto alla difesa è ormai al lumicino. Si rischia di perdere intere giornate senza riuscire a parlare con i trattenuti e i termini dei ricorsi sono brevissimi. È una situazione drammatica».
"Siamo fantasmi, smettiamo di essere umani"
A Milo si viene rinchiusi spesso per motivi puramente burocratici. Basta perdere un lavoro o un permesso di soggiorno, anche se si vive in Italia da anni. Molti dei trattenuti hanno figli, partner, una vita qui. Ragazzi di 18 o 19 anni, cresciuti nei centri d’accoglienza per minori, vengono trattenuti il giorno dopo aver raggiunto la maggiore età. «Io ero andato in questura per consegnare un documento per il permesso. Pensavo fosse pronto. Invece sono finito qui», racconta Ahmed (nome di fantasia).
C’è anche un diciannovenne, con una fidanzata incinta, che l’aspetta fuori: «Voglio vivere per essere amato, non per morire qui dentro». Le storie che arrivano da Milo sono istantanee di un’umanità dolente e dimenticata, che nessuna istituzione sembra voler guardare.
"I Cpr vanno chiusi"
Per la Rete siciliana contro il confinamento, non ci sono mezzi termini: «Questi luoghi devono essere chiusi. Riceviamo immagini e testimonianze che documentano la violenza, i tentativi di suicidio, la repressione sistematica, la volontà di silenziare ogni denuncia». Intanto cresce il numero delle associazioni che si uniscono alla richiesta di liberazione immediata dei trattenuti e chiusura dei centri.
Una richiesta che diventa sempre più pressante anche a livello politico, mentre il Cpr di Trapani, riaperto solo pochi mesi fa dopo una lunga chiusura, torna a far parlare di sé non per la gestione, ma per le condizioni drammatiche in cui versano le persone trattenute.