Basket, Trapani fa la storia. Repesa ha fatto un miracolo
Lo scontro fra titani, Trapani contro Brescia, lo vince il Trapani che può così entrare nella storia come prima squadra di basket siciliana in testa alla classifica. Si è giocato in un’atmosfera incredibile, con una folta e rumorosa presenza bresciana che ha reso sfavillante il catino in cui si è giocato.
Una sana e civile esibizione di tifo da parte di entrambe le tifoserie, gemellate da antiche amicizie. Le dichiarazioni di un commosso Repesa sono la più viva testimonianza del clima magico ed entusiasta in cui si è giocato: ”C’era un’atmosfera incredibile, mezzogiorno di fuoco. Una bella partita, tiratissima ed alla fine l’abbiamo vinta noi con pieno merito perché non abbiamo mollato mai”.
Un mezzogiorno di fuoco, quindi, da film western in cui gli Squali sono stati costretti ad inseguire una Leonessa sfuggente come un’anguilla. Il primo tempo, infatti, si è chiuso con 8 lunghezze di svantaggio in cui Brescia, pur privo di Ivanovic, dimostrava in pieno il valore che meritatamente lo vede ai vertici della classifica.
Le 8 lunghezze di svantaggio accusate nel primo tempo, non smontavano il Trapani che rientrava in campo con un piglio aggressivo e con la grande voglia di acciuffare gli avversari. Si assisteva così allo show personale di un incommensurabile Notae, che sembrava morso dalla tarantola e con tre bombe consecutive metteva il match in pieno equilibrio.
Nell’ultimo quarto il Trapani si dimostrava più lucido ed in questa fase veniva alla ribalta tutta l’esperienza di un Galloway rimasto un po’ nell’ombra, ma dimostratosi decisivo nelle fasi salienti. Dicevamo di Notae MVP del match, 26 punti e 7 assist, un folletto imprendibile per tutti gli avversari, in forma smagliante e sempre più impiegato nei minutaggi imposti dal Coach.
Prezioso l’apporto di Eboua nei rimbalzi in attacco, ben 4. Horton limitato dai falli è stato per lunghi tratti in panchina, ma è venuto fuori nei momenti topici con punti e carambole. Alibegovic è ormai una sicurezza, un top player in questa massima serie: gioca con un entusiasmo straordinario e si sente parte integrante non solo di questi colori, ma beniamino dell’intera città che lo ha amabilmente adottato. In definitiva, da cittadinanza onoraria.
Il solito Yeboah sempre a fari spenti: poco appariscente, poi leggi lo score assolutamente positivo (9 punti, 3 rimbalzi e 3 assist). Grande prova di Rossato che ha messo nell’ultimo periodo 5 punti consecutivi che hanno rilanciato verso la fuga nella vittoria. Un po’ in ombra un abulico Robinson che è parso meno arrembante del solito, sia Petrucelli costretto sempre all’inseguimento di Della Valle e poco lucido in attacco.
Ma aldilà della prova dei singoli è il gioco di squadra che è emerso prepotentemente e che consente di entrare nella storia e di guardare tutti dall’alto in basso. Ma si deve fare senza eccessivi trionfalismi, senza alterigia e presunzione.
Non ritengo che all’interno della squadra o dello staff tecnico, in passato, siano emersi atteggiamenti di spocchia e supponenza. Semmai, è la Governance che in tempi recenti ha alzato i toni della sostenutezza con la parte più appassionata della tifoseria per alcuni striscioni non graditi, per poi privarli di bandiere tamburi e vario armamentario del tifo. Ora sembra tutto ricomposto e ci si può dirigere, tutti insieme ed appassionatamente, verso quei traguardi prestigiosi che sembrano rientrare nelle corde e nelle capacità tecniche espresse finora dalla squadra.
Il vero artefice, il Deus ex Machina del miracolo tecnico non può che essere individuato nelle indubbie qualità da condottiero sciorinate da “Buster” Repesa. Il suo notevole curriculum, il background umano, la sua caparbietà, che lo ha fatto uscire anche da momenti difficili in cui ha dovuto disquisire col presidente Antonini (dopo l'eliminazione in Coppa Italia a Torino) anche su questioni tecniche che gli appartengono per ruolo e competenza, lo elevano al rango di intoccabile, sancito sia dai tifosi che dai risultati ottenuti. E se questo dato obbiettivo sta oscurando i meriti della Governance, che vanno ricercati nell’allestimento in estate di un team competitivo ad alti livelli, occorre “farsene una ragione”. Cioè, per la Proprietà deve diventare un motivo di comprensione della realtà e dei nuovi equilibri che si sono venuti a creare e che sono a base inconfutabile dei successi attuali. E deve rappresentare anche motivo di rassegnazione di fronte a fatti ed eventi che appaiono solari ed evidenti nella loro determinazione. Deve, di conseguenza, prevalere la ragione di stato e non il palcoscenico in cui, dopo i successi, vorrebbero tutti esibirsi. Sosteneva, infatti, il poeta Filippo Pananti: “Tutto ognor finisce e muore. Conviene farsi una ragione della gran necessita”.
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