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21/03/2025 06:00:00

Trapani. Stop all'impianto di compostaggio in via Salemi: tra denunce, ispezioni e preoccupazioni

Un sospiro di sollievo per i residenti della zona di via Salemi, a Trapani, dopo mesi di segnalazioni e denunce: le attività dell'impianto di compostaggio gestito da una società di servizi di ingegneria per l’ambiente e per la sicurezza, sono state sospese. Una decisione attesa da quanti, ormai da tempo, lamentavano un'aria irrespirabile, costretti a convivere con odori nauseabondi che rendevano impossibile la vita quotidiana.

Le denunce e la nascita del comitato cittadino

Tutto era cominciato con le numerose segnalazioni, dello scorso anno, giunte da cittadini e operatori economici locali. A loro si era unito un comitato spontaneo, determinato a ottenere risposte e soluzioni concrete. La situazione era diventata insostenibile, con i miasmi che si insinuavano nelle case, nei negozi e nelle attività produttive della zona, creando disagi e preoccupazione per la salute pubblica. Il comitato, supportato dall’avvocato Maurizio Miceli, ha portato avanti una lunga battaglia per denunciare le problematiche ambientali e sanitarie con esposti alle autorità competenti.

Le ispezioni e le irregolarità riscontrate

Di fronte a queste denunce, l'Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) è stata accompagnata dalla polizia municipale in un primo sopralluogo nelle zone circostanti, presso le abitazioni e le ditte degli esponenti.
Successivamente, l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (ARPA) con il Libero consorzio comunale hanno dato luogo alla verifica dei luoghi e avviato una serie di ispezioni per verificare il rispetto delle normative ambientali e sanitarie. I risultati non hanno lasciato spazio a dubbi: le irregolarità riscontrate hanno confermato le preoccupazioni dei residenti.

Gli ispettori avrebbero riscontrato gravi irregolarità strutturali, tra cui la realizzazione di una parte dell’impianto su un terreno non autorizzato, la costruzione di un numero eccessivo di vasche per il percolato e la presenza di strutture difformi dal progetto approvato e prive di concessione edilizia.

Risulterebbe anche un mancato rispetto delle procedure di copertura dei rifiuti in fase di lavorazione, aggravando la diffusione dei cattivi odori. Tra le diverse criticità, segnalati anche ritardi nello smaltimento del materiale in eccesso, contribuendo all’accumulo di sostanze in stato di fermentazione avanzata. Gli accertamenti hanno evidenziato un sistema di aerazione inefficiente, incapace di contenere le emissioni odorigene, e la presenza di aree con scarso controllo igienico, aumentando il rischio di proliferazione batterica. Un quadro complesso che ha reso inevitabile il blocco delle attività da parte della Regione Siciliana, almeno fino alla risoluzione delle problematiche emerse.

La sentenza e le motivazioni

La vicenda dell’impianto di compostaggio ha avuto un punto di svolta con la recente decisione dell’Assessorato dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità della Regione Siciliana, che ha sospeso l’autorizzazione alla società a seguito di gravi irregolarità riscontrate da Arpa Sicilia durante un sopralluogo nel novembre 2024. La sentenza evidenzia numerose violazioni: l’impianto è stato realizzato con strutture diverse da quelle autorizzate, prive di concessione edilizia, e con un sistema di abbattimento degli odori insufficiente.

Uno dei punti critici riscontrati riguarda la mancata realizzazione dell’impianto di depurazione biologico previsto per trattare i reflui, nonché l’assenza del biofiltro necessario per ridurre le emissioni odorigene. L’aria proveniente dai rifiuti in fermentazione, invece di essere filtrata, veniva dispersa nell’ambiente, rendendo la situazione insostenibile per chiunque vivesse nelle vicinanze.

Arpa Sicilia ha accertato inoltre la presenza di vasche interrate non previste nell’autorizzazione, utilizzate per l’accumulo di percolato e acque reflue, senza un trattamento adeguato. La planimetria originaria prevedeva otto tensostrutture separate per gestire le diverse fasi del compostaggio, mentre in realtà l’intero processo avveniva all’interno di un’unica struttura, priva di un impianto di aspirazione efficace.

A seguito di queste gravi irregolarità, la Regione ha deciso di sospendere l’autorizzazione, ritenendo l’impianto non conforme alle normative ambientali e urbanistiche. La notizia della chiusura ha portato sollievo ai residenti, che finalmente possono tornare a vivere la propria quotidianità senza il peso di un odore insopportabile. “Appena lo hanno chiuso, ho potuto prendere il caffè in veranda, cosa impensabile prima” racconta un abitante del borgo.

Il ruolo di Maurizio Miceli e la battaglia legale

La battaglia dei cittadini è stata sostenuta dall'avvocato Maurizio Miceli, che ha seguito da vicino il comitato, supportandolo nelle azioni legali. Miceli ha presentato un esposto dettagliato alla Procura della Repubblica di Trapani e a tutte le autorità preposte al controllo, evidenziando le numerose irregolarità riscontrate dagli enti ispettivi. Il suo operato è stato fondamentale per ottenere l'attenzione necessaria e arrivare alla sospensione dell’impianto.

Il futuro dell'impianto e le preoccupazioni dei residenti

Ora l'attenzione resta alta: i cittadini, a tre giorni dal fermo impianto, sentono ancora odori nauseabondi, anche se meno intensi. Il comitato torna a chiedere garanzie affinché la situazione non si ripeta e risposte chiare sul futuro dell'impianto. Resta infatti da capire se e in che modo l’azienda potrà riprendere le attività, e soprattutto quali misure verranno adottate per evitare nuovi disagi per i residenti della zona di via Salemi.