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20/03/2025 06:00:00

Ritardi, sprechi e truffe: l’eredità amara del Covid in Sicilia

 Sprechi milionari, il fallimento del piano per il potenziamento della rete ospedaliera, e maxi truffe sulle mascherine. E’ quello che resta, in Sicilia, cinque anni dopo l’esplosione della pandemia da Covid19.
Doveva essere l’occasione, visti miliardi di euro piovuti dall’Europa, per rimettere in sesto la sanità siciliana. Invece, sprechi, reparti mai completati, e truffe di ogni tipo sono l’eredità che sconta l’isola.

GLI SPRECHI
L’emergenza Covid ha lasciato in Sicilia una pesante eredità economica, con sprechi per 180 milioni di euro. Una cifra che la Regione non può incassare, ma che ha dovuto spendere per chiudere le pratiche legate alla pandemia: dalle dosi di vaccino inutilizzate, ai lavori per nuovi reparti mai completati, fino agli accordi con privati per smaltire le liste d’attesa.
Uno degli sprechi più gravi riguarda le dosi di vaccino anti-Covid rimaste nei magazzini della Regione. Il monitoraggio sui reparti ospedalieri ha evidenziato che nel 2024 sono stati acquistati 250mila nuovi vaccini, ma ad oggi ne sono stati usati solo 5mila, lasciando inutilizzate scorte per milioni di euro. Il problema nasce dai contratti firmati con le case farmaceutiche nel pieno della pandemia, che obbligavano le Regioni all’acquisto di nuove dosi, anche se la percentuale di vaccinazione in Sicilia è ferma al 2% della popolazione.
Le lunghe liste d’attesa sono state un’altra emergenza post-pandemia, con il blocco delle terapie ordinarie e un sistema pubblico che non è riuscito a smaltire i ritardi. La Regione ha quindi dovuto finanziare con 90 milioni di euro le prestazioni sanitarie eseguite da cliniche private e specialisti convenzionati, poiché il servizio pubblico non era in grado di gestire l’enorme mole di richieste arretrate.
La Corte dei Conti sta monitorando la gestione di queste risorse, mentre parallelamente sono in corso i processi di primo grado per l’ex assessore alla Salute Ruggero Razza e per alcuni dirigenti dell’epoca. Le indagini puntano a chiarire eventuali responsabilità per i ritardi e gli sprechi che ancora oggi pesano sul bilancio della sanità siciliana.

 

 

 IL FALLIMENTO DEI LAVORI
Il piano per il potenziamento della sanità in Sicilia durante l’emergenza Covid si è rivelato un fallimento. È quanto emerge dall’indagine della Corte dei Conti, che denuncia gravi inadempienze e un deficit di capacità amministrativa, con ritardi nei lavori, posti di terapia intensiva mai realizzati e costi aggiuntivi imprevisti.
Il piano prevedeva la realizzazione di 253 posti di terapia intensiva per far fronte a nuove ondate di Covid, ma a fine 2021 ne erano stati realizzati solo 151. Ancora più critica la situazione per i posti di terapia sub-intensiva: ne erano previsti 109, ma ne sono stati attivati appena 84. Inoltre, quattro nuovi pronto soccorso dovevano essere operativi entro dicembre 2021, ma solo due sono stati completati.
I ritardi hanno pesato anche economicamente: il costo complessivo del piano è stato di 43 milioni di euro, di cui 418.272 euro sono stati spesi senza realizzare i lavori previsti. Questo ha portato la Corte dei Conti a contestare 139.451 euro di extra costi non giustificati e a sottolineare come il commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, e il suo successore Guido Longo, non abbiano rispettato i tempi previsti.
La relazione della Corte evidenzia errori negli appalti, affidamenti poco trasparenti e mancanza di controlli adeguati, con l’aggravante che molti lavori sono stati portati avanti senza garantire il completamento delle strutture. Tra le criticità segnalate, l’inchiesta cita mancati collaudi, forniture inadeguate e costi gonfiati.
Il piano, nato sotto il governo di Nello Musumeci, avrebbe dovuto garantire un aumento dei posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva, ma i ritardi hanno impedito un’efficace risposta alla pandemia. Secondo la Corte dei Conti, gli sprechi e la cattiva gestione amministrativa hanno avuto un impatto significativo sulla capacità della Regione di fronteggiare l’emergenza sanitaria.

 

 


LA MAXI TRUFFA DELLE MASCHERINE
In questo contesto hanno potuto sguazzare i furbetti dell’emergenza. Due aziende siciliane sono al centro di una vasta indagine della Guardia di Finanza per una presunta frode nella fornitura di dispositivi di protezione individuale durante la pandemia di Covid-19. Le società, Paramount Strategies di Cinisi e Keywell Automation Italia di Troina, sono accusate di aver immesso sul mercato mascherine non conformi agli standard di sicurezza, mettendo a rischio la salute pubblica e incassando ingenti somme grazie ad appalti nelle forniture pubbliche.
Secondo l’inchiesta coordinata dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, guidato dal colonnello Carlo Pappalardo, sarebbero state sequestrate oltre 35 milioni di mascherine non conformi, alcune delle quali accompagnate da certificazioni false che ne attestavano indebitamente l’idoneità.


Gli investigatori hanno scoperto che i dispositivi non garantivano la filtrazione adeguata per contrastare la diffusione del virus, con una percentuale di filtraggio che arrivava solo al 98% invece del 99% richiesto, rendendoli inefficaci contro il Covid. Le aziende coinvolte avrebbero ricevuto finanziamenti pubblici per oltre 10 milioni di euro per la fornitura di questi prodotti difettosi.
Nel mirino degli inquirenti sono finiti gli imprenditori di origine indiana Pankaj e Vipin Gupta, ritenuti i principali responsabili della frode. Inoltre, risultano coinvolte anche altre società di importazione e intermediazione, che avrebbero favorito l’ingresso in Italia di mascherine provenienti da Paesi sconosciuti o non conformi agli standard richiesti.
Nell’indagine sono coinvolti Pankaj e Vipin Gupta, imprenditori di origine indiana, mentre emerge anche il nome dell’assessore regionale Alessandro D’Agnino, che ha fornito consulenze legali a una delle aziende indagate. D’Agnino si è difeso dichiarando di aver interrotto ogni rapporto non appena emerse il sospetto di irregolarità.
Le mascherine difettose, vendute a prezzi gonfiati, hanno fruttato profitti milionari. Le indagini proseguono per individuare altri eventuali responsabili e recuperare i fondi pubblici utilizzati per gli acquisti fraudolenti.



Coronavirus | 2025-03-14 06:00:00
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