Basket, Trapani Shark in paradiso. Ma che pena i tifosi privati delle bandiere ...
Meglio di così si gioca solo in Paradiso. Difficile commentare Trapani - Trieste, una partita in cui i valori espressi in campo sono emersi fin dal primo quarto con gli alabardati che subivano 41 punti e mostravano crepe paurose in difesa.
Le scorribande degli Squali, che imprimevano ritmi vertiginosi alla gara non trovavano ostacoli. In pratica in un minuto si susseguivano almeno 4 azioni con transizioni veloci che schiantavano una difesa dimostratasi impalpabile.
A parziale scusante le defezioni di un Trieste privo di 3 stranieri che ha costretto Coach Christian a rotazioni ridotte all’osso con la conseguenza di limitare i falli. Ma se accetti ritmi vertiginosi e limiti la possibilità di spendere quei falli che consentono spesso di interrompere la continuità nel gioco, si va incontro a sconfitta sicura consentendo, inoltre, agli avversari di polverizzare tutti i record possibili. Ne cito solo alcuni: ben 9 giocatori in doppia cifra, 43 assist ed un punteggio (131 punti) che nemmeno in match di Nba è facile da raggiungere considerando che in USA si giocano 8 minuti in più.
Con distacchi così ampi è difficile stabilire dove iniziano i meriti del Trapani e dove finiscono quelli dei Giuliani. Il fatto incontestabile è stabilito dalle percentuali dal campo identiche nel tiro da due come in quello da tre in cui si è toccata la fantasmagorica cifra del 73 %. Non c’è stato giocatore che si sia espresso sotto gli abituali livelli. Non certo Notae, abituato a smazzare il ventello condito da 8 assist.
Ma le vere sorprese sono stati i due USA acquistati a campionato inoltrato. Un Brown da 21 punti non è facile che possa ripetersi, ma nell’occasione l’ho visto più sicuro e determinato. Aldilà dei punti messi a segno si è sempre trovato al centro del gioco, determinato a proporsi in attacco e faticare duramente in difesa. Repesa lo ha tenuto a lungo in campo e lo ha fatto sedere a giochi ormai ampiamente fatti.
Note positive da Eboua, un giocatore di stazza, più un’ala che un pivot ma Repesa nei 15 minuti giocati gli ha chiesto maggiore presenza a canestro nel momento in cui, il sempre prezioso Horton, era costretto a rifiatare. Sui consueti livelli Galloway e Alibegovic a cui il coach Croato, visto l’andamento del match, non ha preteso i consueti straordinari. Lo stesso dicasi per Mister Robinson, 14 punti e 7 assist in una quindicina di minuti d’impiego. Lavoro prezioso quello sciorinato da Yeboah che cammina sempre a fari spenti ma che, sotto canestro, si illumina d’immenso. Anche Rossato si è ripreso dopo qualche prova sottotono ed il suo score (13 punti, 2 rimbalzi e 3 assist ) testimonia una prova sicuramente positiva. Tutti insieme appassionatamente nella doppia fase di gioco, ad aiutarsi in un clima senza dubbio idilliaco nello spirito dei giocatori e nel rapporto con il Coach.
Repesa, a cui vanno ascritti meriti assoluti, rappresenta la vera anima e lo spirito di questa stupenda squadra. Era un piacere vederlo arrabbiato per un errore con 40 punti di vantaggio visibili sul display. Si giova, oltre che della sua sesquipedale esperienza e dell’indubbio carisma, anche dell’appoggio incondizionato del pubblico i cui cori inneggianti, ormai, si sprecano. Le conoscenze tecniche a questi livelli sono pressoché identiche. Ed allora dove risiede la differenza tra un allenatore considerato “top” con uno di “categoria”? In questi casi il “ carisma “ costituisce la linea di demarcazione nella gestione di un gruppo eterogeneo, diversificato per lingua, cultura e mentalità. E’, dunque, un processo di sintesi che ne determina valenza e rendimento ed è personale la mia convinzione che con un “normale” tecnico gli Squali non orbiterebbero a livelli così alti. Averlo semplicemente messo in discussione dalla Governance, dopo il match di coppa Italia a Torino e magari sollevarlo dall’incarico, come si paventava a seguito delle palesi divergenze sollevate dal Patron, avrebbe costituito un vulnus difficilmente rimediabile. Non solo la squadra si sarebbe avvitata su se stessa, ma anche la gestione della fase finale, in cui si determinano i veri valori e la griglia di partenza ai successivi playoff, ne avrebbe sofferto in modo esiziale.
Rientrati, a quanto sembra, gli ortodossi rapporti con Repesa, si tratterebbe di ricucire il feeling interrotto con la tifoseria, non solo quella estrema ma anche la più moderata. I tentativi di ricomposizione, nonostante illustri intermediari intervenuti, sono falliti. Il tentativo di imporre una gestione autocratica alla piazza ha indispettito non poco il popolo del baloncesto, la cui delegazione ha abbandonato quei lavori di ricucitura che erano stati ventilati per superare l’impasse dopo gli imperativi presidenziali. Ed a seguire, privarli di insegne, stendardi e bandiere, quelle che accompagnano il tifo coreograficamente, ha rappresentato un autentico smacco.
Nessuna meraviglia quindi se al Patron, poco tempo fa intoccabile, sia toccata la contestazione nel momento in cui si osservava un minuto di raccoglimento per commemorare Sandro Galleani, fisioterapista della Nazionale. I fischi e gli inviti ad alta voce ad alzarsi sono un segno tangibile di come sia cambiato il vento dell’agreement verso Antonini. Segno inequivocabile che il feeling con la città ( la cui classe politica lo ha insignito della cittadinanza onoraria ) e l’intera tifoseria si sia in parte sfilacciato. Ed il fatto che sia stato imposto da Gianni Petrucci, presidente di Federazione, non fa altro che confermare la frattura con i Piani Alti del Basket nazionale. Un braccio di ferro destinato a durare da qui alla fine del campionato, con rapporti di forza che sicuramente non pendono dalla parte del Tycoon. Non avere nemmeno il sostegno del pubblico in un match che già si presenta squilibrato, porrebbe la Governance a dover operare strategie estreme, una sorta di mosse obbligate che nel gioco degli scacchi si definisce “arroccamento”. Serve a proteggere il re che verrebbe spostato da una posizione centrale ad una più defilata. Sarà accettabile da un soggetto che ama molto il palcoscenico, che ha appena inaugurato un “One Man Show” che ricorda molto da vicino lo “Sgarbi contro tutti?”, a mosse difensive che non rientrano nel suo DNA? Conoscendone l’ indole ritengo proprio di no. Quindi aspettiamoci ulteriori fibrillazioni e colpi di scena ...
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