L'ex deputato regionale Paolo Ruggirello è stato scarcerato questa mattina, 18 marzo 2025, per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare. L’ex politico trapanese, condannato a 12 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, si trovava agli arresti domiciliari nell'attesa del deposito delle motivazioni e della Cassazione. Ora, con il termine massimo di custodia cautelare raggiunto, è stato rimesso in libertà.
Lo scorso 25 gennaio, la Corte d’Appello di Palermo ha confermato la condanna a 12 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, respingendo il ricorso della difesa. La Procura Generale aveva chiesto una pena ancora più severa, 15 anni per associazione mafiosa, ma i giudici di secondo grado hanno confermato la sentenza di primo grado.
Paolo Ruggirello, ex esponente dell’Mpa e del Pd, è stato arrestato nel 2019 nell’ambito della maxi-operazione “Scrigno”, condotta dai Carabinieri del ROS e coordinata dalla DDA di Palermo.
Secondo gli inquirenti, Ruggirello avrebbe favorito la mafia trapanese sul fronte degli appalti e avrebbe cercato l’appoggio elettorale delle cosche mafiose. Tra i suoi contatti spicca il nome di Pietro Virga, figlio del boss Vincenzo Virga, detenuto al 41 bis. Durante il processo, è emerso che prima delle elezioni regionali del 2017, Pietro Virga avrebbe chiesto a Ruggirello 50 mila euro in cambio di mille voti. L’ex deputato ha ammesso di aver ricevuto tale richiesta, ma ha sempre sostenuto di aver finto di accettare solo per troncare il discorso.
Nonostante la conferma della condanna in Appello, Ruggirello resta in attesa del pronunciamento della Cassazione, che dovrà stabilire se confermare definitivamente la sentenza o accogliere eventuali ricorsi della difesa.
Nel frattempo, il decorso dei termini di custodia cautelare ha portato alla sua scarcerazione, suscitando inevitabilmente polemiche sul sistema giudiziario e sulla durata dei processi per i reati legati alla criminalità organizzata.
L'operazione Scrigno, al di là del caso Ruggirello, ha segnato un punto di svolta nelle indagini sui legami tra Cosa nostra e la politica in Sicilia, dimostrando ancora una volta come il controllo del territorio passi anche attraverso dinamiche di scambio elettorale e influenze negli appalti pubblici.
Resta ora da vedere quale sarà il destino processuale dell’ex deputato, con l’ultimo verdetto che spetta alla Corte di Cassazione.