Il presidente Renato Schifani rimanda indietro, ai magistrati contabili, le accuse della mancata copertura dei posti letto di Terapia intensiva e sub intensiva, che si dovevano realizzare grazie ai fondi del PNRR, a seguito di Codiv-19. I dati sembrano difformi, numeri non combacianti.
Botta e risposta
Il giudice della Corte dei Conti Salvatore Pilato ha scritto che i posti di Terapia intensiva dovevano essere, in Sicilia, 720 ne sono stati realizzati 151, di questi solo 109 sono in uso. I posti letto di terapia sub intensiva dovevano essere 350 e, invece, ne sono stati realizzati 116, di cui solo 78 collaudati e in uso. Occhi puntanti pure sui 24 interventi programmati di adeguamento delle aree di pronto soccorso, di questi appena 8 sono stati effettivamente realizzati, di cui 6 collaudati e in uso.
Per la Regione il dato non è veritiero, infatti secondo il piano di riorganizzazione dei posti letto di terapia intensiva e semintensiva, come da “Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera Covid-19”, i posti non erano 720 ma 571.
La lettera di Schifani
Il 3 marzo il presidente ha risposto alla Corte dei Conti: gli unici dati a cui fare riferimento e che vengono costantemente aggiornati in base allo stato di avanzamento e/o realizzazione dei lavori, suffragati anche recentemente dal ministero della Salute, sono quelli in possesso dell’amministrazione regionale.
Il governatore afferma che il numero di posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva contemplati è pari a 571, di cui 253 di terapia intensiva e 318 di terapia sub-intensiva.
Il numero complessivo di 720 posti letto, di cui la Corte dei Conti parla, include i posti letto già esistenti e quelli da realizzare con altre forme di finanziamento. Con la nota il presidente chiarisce che i posti letto indicati “risultano già ultimati o in via di realizzazione”, ad eccezione di quelli previsti all’Arnas Garibaldi (Nesima), a Milazzo, a Caltagirone, a Trapani e Marsala.
Infine il presidente nella sua nota ha evidenziato come l’attuale governo regionale sia impegnato per “Superare le criticità rilevate fin dopo l’insediamento, rimuovendo anzitutto il precedente soggetto attuatore, ridefinendo l’assetto organizzativo delle competenze e acquisendo le necessarie informazioni dalla cessata gestione commissariale, con le difficoltà già comunicate e ben note alla Corte dei Conti” e ribadisce la disponibilità della Regione al contraddittorio, “sin qui invero non adeguatamente articolato”.
La Corte dei Conti
Per i magistrati contabili i numeri sono diversi: “Su 71 interventi programmati, 47 risultano avviati e solo 31 completati, – prosegue – mentre 24 risultano non avviati; dei 151 posti letto di terapia intensiva effettivamente realizzati, solo 109 posti risultano collaudati; dei 116 posti letto di terapia semintensiva effettivamente realizzati, solo 78 posti risultano collaudati; altrettanto difformi sono i dati sostenuti dalla Regione per le strutture di pronto soccorso, per le quali risultano nel referto numerosi interventi neppure avviati”.
Poi si afferma che “Dalla comunicazione istituzionale della Regione si rileva che le contestazioni sul controllo non comprendono le altre questioni importanti descritte nel referto come le gravi criticità gestionali risalenti alla fase emergenziale, la necessità di recuperare con estrema urgenza l’economicità e l’efficienza della spesa, comprendendo anche i profili della fornitura delle attrezzature elettromedicali e il contenzioso giudiziario (allo stato degli atti non esattamente quantificabile), dai quali proviene la previsione di ulteriori oneri finanziari passivi, che si aggiungeranno al finanziamento integrativo già disposto dall’Amministrazione regionale, sulle risorse del Fsc 2021-2027, nella misura di 70 milioni di euro; il ritardo nel recupero dell’importo degli emolumenti indebitamente percepiti dai componenti della struttura di supporto dell’ex soggetto attuatore, nella misura di complessivi euro 418.723 euro”.
Ulteriori chiarimenti
La Corte dei Conti chiede anche chiarimenti sulla revisione complessiva della rete ospedaliera regionale nella quale emerge la non attivazione di un numero rilevante di posti letto programmati”.