Caro direttore, leggendo “Gli agenti patogeni che opacizzano la giustizia giusta” di Michele Maggio, emerge chiaramente che la riforma, voluta dall’attuale governo sulla separazione delle carriere dei magistrati, è un’arma potente di distrazione di massa.
Serve a concentrare l’attenzione sullo scontro fra potere politico e quello giudiziario e serve a evitare al tempo stesso di affrontare i veri problemi che attanagliano la giustizia, come la crisi dell’organizzazione degli uffici e la carenza atavica del personale amministrativo, che è chiamato a coadiuvare la macchina giudiziaria nel suo insieme.
Fatta questa premessa, non è difficile rispondere alla domanda se l’avanzata dell’intelligenza artificiale potrà essere d’aiuto alle decisioni giudiziali? E’ sacrosanto affermare che la giustizia giusta non ha bisogno “di passione, di giustizialismo o di garantismo” o di “spirito vendicativo”, come è bene spiegato nella lettera. Bisogna utilizzare e potenziare adeguatamente le risorse umane e l’innovazione tecnologica, compresa l’inedita prorompente avanzata I. A. Questa è l’unica strada da seguire per mettere il giudice nelle condizioni di emettere una sentenza giusta evitando sia i danni morali e materiali, derivanti da un processo infinito e traumatizzante, sia quelli che incidono negativamente sul bilancio dello Stato che sono sempre in forte crescita e incapaci di indicare un’ inversione di tendenza più che mai indispensabile.
Filippo Piccione