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20/02/2025 08:00:00

Guerra in Ucraina: il vertice di Riad e la debolezza dell'Europa

A Riad, capitale dell'Arabia Saudita, si è tenuto un vertice tra Stati Uniti e Russia per porre fine alla guerra in Ucraina, a pochi giorni dal terzo anniversario della sua invasione. Il confronto ha visto protagonisti Sergej Lavrov, ministro degli Affari Esteri di Mosca, e Marco Rubio, segretario di Stato americano, che hanno fatto da apripista all'incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump, previsto per fine febbraio.

La principale motivazione di Trump è quella di arginare l'influenza della Cina, alleata di Mosca. Tuttavia, tra i grandi esclusi dal vertice vi è proprio la diretta interessata, Kiev. A tal proposito, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato:

"Non li riconosciamo."

Un'irritata reazione da parte di Trump non si è fatta attendere:

"Zelensky ha solo il 4% dei consensi. Abbiamo una situazione in cui non si sono tenute elezioni in Ucraina, dove vige la legge marziale e il leader ha un indice di gradimento inferiore al 4%. Il Paese è stato ridotto in mille pezzi, la maggior parte delle città è rasa al suolo. Gli edifici sono crollati: sembra un enorme sito di demolizione. Eppure, vogliono un posto al tavolo. Si potrebbe dire che il popolo dovrebbe averlo, ma il popolo ucraino non si chiede da quanto tempo non si tengano elezioni?". D'altronde, nei paesi in guerra raramente si va alle urne.

Un'altra grande assente dall'incontro è stata l'Unione Europea, nonostante il massiccio sostegno economico fornito all'Ucraina, pari a 132 miliardi di euro, una cifra superiore di 18 miliardi rispetto ai fondi concessi dagli Stati Uniti sotto la presidenza Biden. Tali risorse hanno permesso a Kiev, ÄŒernobyl' e ÄŒernivci di non cadere sotto il dominio di Vladimir Putin.

L'UE, snobbata dal vertice, ha reagito con un'iniziativa promossa da uno dei suoi principali attori, la Francia, che ha invitato all'Eliseo: Gran Bretagna, Germania, Italia, Spagna, Polonia, Olanda, Danimarca, l'UE e la NATO. Tuttavia, la scelta del presidente Emmanuel Macron di non coinvolgere le altre 20 nazioni ha suscitato malumori tra gli esclusi.

Si potrebbe obiettare che fossero presenti Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, e António Costa, presidente del Consiglio Europeo, ma allora perché l'invito a Germania, Italia, Spagna, Polonia, Olanda e Danimarca? Elementare, Watson, direbbe Sherlock Holmes: questi paesi hanno un peso politico ed economico ben diverso dagli altri membri dell'UE.

D'altronde, ΕὐρÏŽπη, figlia di Agenore ed eponima del continente, nonostante la pandemia abbia paradossalmente offerto un'opportunità di maggiore coesione attraverso il PNRR, rimane priva di una politica estera comune. Si continua ad agire in modo frammentario, mentre un eccesso di regolamentazioni la rende eccessivamente burocratica.

Inoltre, l'Unione Europea non dispone di un esercito comune. Una soluzione praticabile potrebbe essere la creazione di una sorta di NATO europea, capace di garantire una maggiore coesione strategica tra i 27 Stati membri.

Viviamo in un mondo globalizzato dominato da grandi potenze: gli Stati Uniti, la Cina (con la Russia sotto la sua forte influenza) e l'India, il cui PIL è inferiore solo a quello di USA, Cina, Giappone e Germania. In questo scenario, l'assenza di una leadership forte e coesa renderà la debolezza dell'UE sempre più esiziale.

Vittorio Alfieri