"Ecco perchè la sanità pubblica rischia di morire"
Il Servizio Sanitario Nazionale è in pericolo? Secondo Ernesto Melluso, responsabile della rete civica Salviamo il SSN, la risposta è sì. In un’intervista a Il Volatore di Rmc101, Melluso ha tracciato un quadro allarmante sulla situazione della sanità pubblica in Italia, evidenziando le controriforme, il definanziamento progressivo e le disparità territoriali che stanno mettendo a dura prova il sistema.
“Il Servizio Sanitario Nazionale è stato messo a rischio sin dalla sua fondazione perché essendo un servizio pubblico andava contro determinati interessi”, afferma Melluso, sottolineando come le modifiche introdotte a partire dal 1992 abbiano progressivamente snaturato il modello sanitario previsto dalla legge 833/1978.
Tra le criticità più gravi, il calo dei posti letto ospedalieri, che ha contribuito al fenomeno dei pronto soccorsi sovraffollati. “Abbiamo avuto una progressiva diminuzione dei posti letto ospedalieri, e questo spiega in parte il problema che tutti noi viviamo con i pronto soccorsi affollati e il fenomeno dello stazionamento in barella o in sedia”, spiega Melluso. In Sicilia, la percentuale di posti letto è la più bassa d'Italia: 3,1 per 10.000 abitanti.
Altro nodo cruciale è l’autonomia differenziata, che ha alimentato la migrazione sanitaria verso le regioni del Nord, sottraendo risorse alla sanità locale: “Ogni siciliano dà 50 euro alle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto a causa di questo fenomeno”, denuncia Melluso.
Un sistema, quello della sanità pubblica, finanziato interamente dalla fiscalità generale, ovvero dalle tasse dei cittadini, ma che sembra sempre più sbilanciato a favore di strutture private e delle convenzioni con cliniche del Nord Italia. “Si è instaurata una sorta di colonialismo sanitario, con gli istituti del Nord che vengono a prendere i pazienti in Sicilia per poi operarseli al Nord, facendo gravare i costi sulla Regione Sicilia”, spiega.
Melluso invita alla mobilitazione per la difesa del SSN: “Non c'è che da stare in guardia e difendere uno dei grandi patrimoni della nostra collettività”.
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