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13/02/2025 06:00:00

   Il piano per salvare la Diga Trinità. In Sicilia fiumi pieni e acqua buttata

 Mentre la Sicilia affronta una delle peggiori crisi idriche degli ultimi anni, la diga Trinità di Castelvetrano continua a sversare 100mila metri cubi d’acqua al giorno, un’emorragia che potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. L’invaso, infatti, è stato progressivamente svuotato per problemi di sicurezza statica, mentre le campagne siciliane soffrono la siccità e gli agricoltori chiedono soluzioni concrete.


Un piano per salvare la diga
Per evitare la chiusura definitiva della diga, la Protezione Civile siciliana ha incaricato un consulente tecnico con esperienza su infrastrutture strategiche per valutare possibili interventi di messa in sicurezza e recupero della funzionalità dell’invaso.

Il piano prevede tre fasi fondamentali:

- Riduzione dello sversamento – Il livello dell’acqua è sceso a 61 metri sopra il mare, troppo vicino alla soglia critica di 57 metri. L’obiettivo è ridurre progressivamente lo sversamento, cercando di trattenere il più possibile l’acqua all’interno dell’invaso.
- Dragaggio del fondo – Si prevede la rimozione del fango accumulato, stimato in circa 15 milioni di metri cubi, per aumentare la capacità della diga. Il finanziamento potrebbe arrivare dai Fondi di Sviluppo e Coesione o dal bilancio regionale.
- Manutenzione e rilancio – Si valuteranno interventi strutturali per garantire la stabilità dell’infrastruttura e migliorare la gestione dell’acqua, evitando sprechi futuri.

 

 

Il problema della gestione idrica in Sicilia
La situazione della diga Trinità è il simbolo di un problema più ampio che riguarda l’intera rete idrica siciliana. Fiumi pieni, ma acqua a perdere: le recenti piogge hanno gonfiato bacini e corsi d’acqua, ma l’assenza di adeguati sistemi di canalizzazione e raccolta impedisce di immagazzinare queste risorse per i periodi di siccità.

Secondo gli esperti, il vero problema è la carenza di infrastrutture per la raccolta e il convogliamento delle acque. Mentre piove, i fiumi si ingrossano, ma senza un sistema adeguato di canalizzazione, l’acqua si disperde senza poter essere utilizzata nei mesi estivi, quando la siccità raggiunge livelli critici.
Le dighe di Disueri e Cimia nel Nisseno, che contengono circa 1,5 milioni di metri cubi d’acqua ma non possono essere sfruttate a pieno regime per problemi strutturali.
Il fiume Dittaino, che attraversa Enna e Catania, potrebbe essere utilizzato per l’irrigazione delle campagne se venissero realizzate le infrastrutture adeguate.
Il fiume Dirillo, che scorre tra Ragusa e Agrigento, viene disperso in mare mentre potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per le coltivazioni.

L’appello degli agricoltori e le richieste di intervento
La crisi idrica sta mettendo in ginocchio il settore agricolo siciliano. La Flai Cgil e i Liberi Agricoltori hanno lanciato un appello al presidente della Regione affinché vengano adottate misure immediate per migliorare la gestione delle risorse idriche. Le aziende agricole lamentano drastiche riduzioni della produzione e un settore sempre più fragile, mentre l’acqua continua a essere dispersa inutilmente.
Gli esperti sottolineano l’urgenza di investire in opere di canalizzazione e manutenzione delle dighe, migliorando la capacità di raccolta e conservazione delle acque piovane. Il rischio, altrimenti, è che il paradosso siciliano continui: intere zone dell’isola soffrono la siccità, mentre milioni di metri cubi d’acqua finiscono in mare.
Secondo il responsabile regionale di Legacoop Sicilia Agroalimentare e Pesca, Domenico Pistone, la carenza d’acqua sta mettendo in ginocchio il tessuto economico siciliano. “Invasi e dighe vuote o semivuote dimostrano tutta la loro inadeguatezza. Dopo le manifestazioni della scorsa estate, ci aspettavamo un’accelerazione nei cantieri per contrastare la siccità, ma nulla è cambiato”, ha dichiarato Pistone, sottolineando che i danni in agricoltura superano già i 2 miliardi di euro.iscono in mare senza essere sfruttati.


Aumentano i prelievi dall'Ancipa
Aumentano i prelievi di acqua dalla diga Ancipa e di conseguenza le erogazioni nelle decine comuni serviti da questo invaso, quasi tutti quelli della provincia di Enna e gran parte del Nisseno, capoluoghi compresi. Si tratta di circa 250 mila abitanti e migliaia di attività produttive. Lo ha stabilito la Cabina di regia contro l’emergenza idrica, coordinata dal dirigente generale della Protezione civile, Salvo Cocina, che si è riunita con i rappresentanti dei sindaci delle Ati di Caltanissetta ed Enna, con i gestori del servizio idrico Acquaenna e Caltacqua e con quelli dell’invaso, Sicilacque ed Enel.


Il via libera è arrivato dopo un’attenta valutazione della risorse idriche disponibili, comprese quelle dei nuovi pozzi attivati e da attivare a cura dei gestori a seguito degli ultimi finanziamenti di dicembre. A beneficiarne saranno tutti i comuni della provincia di Enna, ad eccezione di Centuripe Catenuova e Regalbuto serviti dall'acquedotto dell’Etna, oltre a Caltanissetta, San Cataldo, Serradifalco, Gela, Niscemi e Licata. I pozzi attivati durante l’emergenza erogano acqua gli altri comuni, integrando la dotazione proveniente dall'Ancipa.


«Con questo aumento – dice Cocina – i prelievi da Ancipa raggiungeranno i 450 litri al secondo, meno, comunque, dell’anno scorso quando, con poca prudenza si prelevavano fino a 700 litri al secondo a favore dei comuni. In questo modo preserveremo l’acqua invasata, ciò anche grazie alla possibilità di integrare le risorse con quelle provenienti dai pozzi attivati con gli interventi della Cabina di regia e finanziati dal dipartimento della Protezione civile regionale. Inoltre, le perdite dell’acquedotto Ancipa, grazie alle riparazioni effettuate, sono state ridotte a circa il 15 per cento.


“Chiarezza sulla questione dighe”
“La Sicilia sta vivendo una crisi idrica senza precedenti, e la provincia di Trapani è tra i territori più colpiti. Le aziende agricole sono allo stremo, costrette a ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le loro produzioni, mentre le nostre dighe e infrastrutture idriche versano in condizioni di inaccettabile inefficienza. È impensabile continuare ad affrontare l’emergenza senza un quadro chiaro della situazione e delle azioni che la Regione intende mettere in campo”.
A dichiararlo è il deputato regionale del Partito Democratico, Dario Safina, che ha chiesto la convocazione della Terza Commissione Attività Produttive all’Assemblea Regionale Siciliana per un’audizione con l’Assessore regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità, il Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti e il Servizio S.03 Dighe.
“L’obiettivo – prosegue Safina – è fare piena luce sullo stato delle dighe siciliane gestite dalla Regione, sui piani di manutenzione e sulle infrastrutture irrigue. Servono risposte precise su tempi, modalità e percorsi burocratici seguiti per la gestione delle opere. Non possiamo permetterci ritardi o inefficienze”.
L’allarme riguarda in particolare il sistema idrico della provincia di Trapani. “Il rischio che oltre la Diga Trinità anche altre dighe siciliane entrino in crisi è concreto – sottolinea il parlamentare dem –. Pensiamo, ad esempio, alle conseguenze disastrose che deriverebbero da una possibile fuoriuscita dal circuito della diga Rubino. Sarebbe una catastrofe per l’intero comparto agricolo e per il territorio trapanese”.