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28/01/2025 22:00:00

Ancora bimbi morti nel Mediterraneo, quando si metterà fine a questo dramma?

 Quando si metterà fine al dramma dell'immigrazione? Ancora una volta il Mediterraneo teatro di una straziante tragedia, un’imbarcazione partita da Zuara, in Libia, è naufragata nell’area SAR maltese a sud-sudovest di Lampedusa. Quindici i superstiti soccorsi, due i dispersi, e due bambini trovati morti a bordo. Un terzo minore, figlio della stessa madre sopravvissuta è finito in mare. "Un bambino è morto tra le mani del medico durante il massaggio cardiaco. È stato straziante", ha raccontato Arturo Centore, comandante della nave ONG Sea Punks, che ha effettuato il salvataggio. Malta, diversamente dal passato, aveva risposto all’emergenza inviando un elicottero per soccorrere una donna incinta e un uomo in gravi condizioni, trasportandoli a La Valletta.

Gli altri 15 superstiti, 14 camerunensi e un nigeriano, sono stati trasbordati sulla vedetta della Guardia Costiera italiana e trasferiti a Lampedusa. Durante il tragitto la motonave ha recuperato altri 38 migranti soccorsi da tre motopesca. Nel frattempo continuano gli sbarchi sull'isola due gruppi sono arrivati autonomamente fin sulla spiaggia, mentre altre 49 persone, salvate dalla marina militare a una ventina di miglia dall'isola sono state trasferite a bordo del pattugliatore Cassiopea diretto in Albania. Si perché come promesso dalla presidente del Consiglio dei ministri è ricominciato il trasporto dei migranti, uomini provenienti dai paesi sicuri e per questa ragione si aperto un altro dossier nel conflitto tra magistratura e classe politica.

Una ragione della scelta di mandare i nomadi in Albania è la deterrenza per frenarne la partenza. Alla luce del dramma raccontato la riflessione è consequenziale: se una madre -ma anche un uomo-affronta, prima via terra e poi mare viaggi spesso di mesi è chiara la volontà di concedere ai propri figli e anche a sé stessi una speranza di vita, alla morte sicura nella nazione di provenienza a prescindere dalle motivazioni, ossia per guerra, condanna a morte, tortura, minaccia alla vita in caso di guerra interna o etniche, religiose, politiche, sessuali, povertà, motivi di salute o di età, carestie e disastri ambientali o naturali, non esiste alcun deterrente. 

Vittorio Alfieri



L'Alfiere | 2025-02-16 14:00:00
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