Agrigento 2025, si alza il sipario: il programma, oltre le polemiche
Il sipario su Agrigento Capitale della Cultura 2025 si è alzato, ieri l’altro la conferenza stampa di presentazione del programma presso la sede dell’Associazione Stampa Estera a Palazzo Grazioli a Roma in una sala gremita ad ascoltare. Premessa per le prossime righe, racconterò delle sensazioni avute e delle aspettative attese leggendo il programma, la politica che faccia la sua parte al netto delle polemiche (immancabili) perché in questo spazio dalla proclamazione con l’ex Ministro Sangiuliano nell’aprile 2023 ad oggi per onestà, per il tempo basta scorrere un calendario.
“Il sé, l’altro e la natura Relazioni e trasformazioni culturali”
questo l’incipit della comunicato stampa e il filo rosso delle proposte e leggendo il programma si nota immediatamente che le migliori energie del territorio stanno lì insieme a scommettere e a lavorare per restituire concretezza ad una frase che altrimenti resterebbe muta e senza significati.
Le Amministrazioni comunali e regionale, il Polo Universitario, il Parco Archeologico de la Valle dei Templi, il FAI, il MUDIA_Museo Diocesano di Agrigento, il Liceo Scientifico “Leonardo”_ (sicuramente dimentico qualcuno e me ne scuso) si Lasciano abbracciare dalla cultura e la trasferiscono per quella che è la loro cifra in proposte per la comunità - e Lasciati abbracciare dalla cultura sarà il claim presente in tutta la comunicazione istituzionale.
Fare cultura e progettarla è impresa non semplice, farla a sud diventa conquista ogni centimetro che porti a casa e questa proclamazione ha imposto qualcosa che spesso è sconosciuta ai nostri paralleli ovvero la programmazione; un dossier come quello di Agrigento è frutto di studio e capacità nel mettere a terra dodici mesi di proposte di alto profilo e quindi complimenti veri.
Agrigento città credo pochi la conoscano, si va per il Parco de la Valle dei Templi - che per il secondo anno consecutivo ha superato il milione di visitatori - e allora si comprende perché molto del programma è dentro la Città alla scoperta di luoghi ai più sconosciuti dal Museo Civico che sarà riaperto dopo quarant’anni, idem il Palazzo Tomasi, al teatro Pirandello e al teatro dell’Efebo e altro.
C’è il territorio, perché Agrigento Capitale della Cultura così ha inteso la programmazione (Il sé, l’altro…) ovvero coinvolgendo il suo ambito e forse questa la scommessa vincente: una polifonia di voci - da Lampedusa a Sciacca passando per Racalmuto e in altri luoghi che potranno compiutamente essere pensiero ed espressione di identità di un luogo.
Il programma ha un respiro internazionale già nelle residenze di artista e poi nei laboratori programmati, si ribadiscono realtà consolidate da anni, ci saranno luoghi nuovi da scoprire e voglio sperare che dopo questo inizio ad alzo zero per Agrigento, il racconto possa sorprendere chi andrà a scoprire uno spettacolo un concerto un momento di silenzio. Questa Città aveva ed ha la necessità estrema di una vetrina e di fondi conseguenti per poter dare uno scossone contemporaneo, è un territorio che credo viva nella memoria di tanto - dai 2600 anni di storia alla letteratura di Tomasi di Lampedusa, Pirandello, Sciascia, Rosso di San Secondo, Russello, Camilleri e scorrendo le pagine delle proposte queste rispettosamente navigano tra il sacro passato ed una voglia enorme dell’oggi.
E’ una scommessa impegnativa, e posto che ieri nella lettura della rassegna stampa (all’indomani della conferenza di presentazione del programma) si protraevano le polemiche ma nessun accenno a ciò che accadrà nei prossimi dodici mesi, che sia spero l’inizio di un cambio di paradigma: la Sicilia per due anni insieme con Gibellina 2026 dovrà accreditarsi al grande pubblico, e sopratutto convincersi che, dopo tanta luce questa possa essere tradotta in azioni residenti per un contemporaneo vero, in dialogo alto con la sua storia millenaria.
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