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15/01/2025 06:00:00

Agrigento Capitale della Cultura, le figuracce e il rischio flop

 Agrigento, città dal ricco patrimonio storico e culturale, ha visto nel titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025 una straordinaria opportunità di riscatto e rilancio.

Una opportunità straordinaria per la città, che affonda le sue radici nell’antichità, con la Valle dei Templi e un'incredibile ricchezza archeologica. E insieme ad Agrigento tutta la parte occidentale della Sicilia può beneficiare di questa occasione di visibilità.

Ma il rischio flop è dietro l'angolo.


Poteva essere, e non è stato, un potenziale per essere guida di cultura, innovazione e attrazione internazionale.
Agrigento sembra aver perso l’occasione, perchè ad oggi non solo non c’è alcun motore di sviluppo ma ci sono state delle figuracce, che hanno relegato la città a “mancanza di progetto”.
Colpe che il sindaco, Francesco Miccichè, insieme alla Fondazione Agrigento 2025, dovranno spiegare alla città, responsabilità che sono note.

Quando Agrigento è stata designata Capitale della Cultura, le aspettative erano alte. Si immaginava una città che, grazie a questa nomina, avrebbe visto un significativo impulso nel settore turistico, culturale ed economico. Eventi, mostre, attività culturali e una valorizzazione del territorio dovevano essere i protagonisti di un anno che avrebbe segnato una nuova fase per la città.
Oggi i giornali indicano l’evento nazionale senza respiro internazionale, manchevole financo di interventi strutturali per migliorare la vivibilità e l’accessibilità della città. Tutto, insomma, è rimasto sulla carta. Programmazione debole e iniziative che non hanno attratto visitatori e investitori.

 

 

La politica
Si sono smarcati dalla conferenza stampa di presentazione, che si è tenuta a Roma, sia il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che il presidente della Regione Renato Schifani. Dopo il cartello dell’Anas e gli errori di lingua italiana anche la pioggia, dentro il teatro Pirandello, hanno raccontato di una città che viene gestita in maniera approssimativa.
Sabato mattina, all’apertura della manifestazione, al teatro Pirandello (dove piove dentro) arriverà il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il protocollo del Quirinale è molto rigido, non lascia nulla al caso, il governatore siciliano teme proprio qualche imprevisto che possa scrivere l’ennesima figuraccia.

Il rischio flop
Agrigento doveva raccogliere una sfida importante per tutta la Sicilia, farsi trovare pronta e trasformare la città in un laboratorio culturale vivo. Ha avuto una grande occasione, ma l’ha persa, in parte a causa di una visione troppo limitata, della mancanza di coordinamento e di un'incapacità di base. Il rischio è che esaurito l’anno da Capitale italiana della Cultura non resti altro che le somme pubbliche spese. Insieme a qualche passerella di troppo.

 

«La nomina di Agrigento a capitale italiana della cultura premia non solo la città, ma il progetto di valorizzazione di uno dei territori più ricchi del Mediterraneo, culla di culture differenti che ancora oggi dialogano insieme. Agrigento va letta in controluce soffermandosi sui templi, sul teatro che sta venendo pian piano alla luce, sulle abitazioni e sulle ville antiche che riemergono dall’oblio del tempo. È un unico filo che collega la maestosità della Valle ai tanti siti minori a cui dedichiamo attenzione continua: sarà un anno bellissimo, in cui racconteremo al mondo il nostro lavoro e il nostro sogno di una Sicilia contemporanea che fa tesoro del suo passato ma guarda al futuro».
Lo ha detto l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato che, su delega del presidente della Regione, Renato Schifani, ha preso parte alla conferenza stampa di presentazione del programma di Agrigento capitale italiana della cultura 2025, che si è tenuta a Roma oggi pomeriggio.

 



EA2G | 2024-12-23 14:54:00
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