Fa molto discutere in Italia in queste ore la sentenza con cui è stato condannato a soli 30 anni di carcere, Salvatore Montefusco, 72 anni, che ha ucciso moglie e figlia.
Secondo i giudici avrebbe agito spinto da motivi «umanamente comprensibili» quando nel 2022 uccise a colpi di fucile la moglie Gabriela Trafandir, 47 anni, e la figlia Renata, 22enne, a Cavazzona di Castelfranco Emilia, nel Modenese. Così la Corte di assise di Modena ha motivato la pena inflittagli di 30 anni, di durata inferiore rispetto all’ergastolo chiesto dall’accusa.
Ci sono state grandi polemiche, con attacchi ai giudici. Ma il noto penalista Gian Domenico Caiazza oggi, ha spiegato che le cose stanno diversamente da come la stampa le ha raccontate. Ecco cosa scrive: "La “scandalosa” sentenza che ha osato condannare “solo a 30 anni” e non all’ergastolo un omicida settantenne, è composta di 213 pagine. Non le ha lette nessuno, naturalmente. Io lo sto facendo ora. Un formidabile sforzo di ricostruzione di una vicenda umana terrificante e maledettamente complessa. Vi interessa sapere qualcosa della testimonianza del figlio? Per esempio <> (pag.182). Non lo hanno assolto, gli hanno dato 30 anni all’età di 70, finirà comunque la sua vita in carcere. Ma è mai possibile che si debbano mitragliare giudizi feroci, richieste di ispezioni, linciaggi morali di due giudici togati e sei giudici popolari, senza sapere nulla di nulla di nulla? Ma che mondo sta diventando, il nostro?".