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13/01/2025 08:22:00

Lettera aperta da Trapani: "Io, malata di tumore, condannata dall'attesa di un reagente"

Una lettera che è un grido di dolore e di denuncia. Una donna trapanese, madre, insegnante e malata di tumore, ha deciso di rompere il silenzio e scrivere una lettera aperta al presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e all’assessore regionale alla Sanità, Giovanna Volo, per denunciare una situazione drammatica che riguarda lei e altre persone nella sua stessa condizione, mentre non si placano le polemiche sullo stato della sanità nell'Isola.

Il racconto della malattia

La donna, che si firma M.C., racconta la sua lotta contro un tumore in stadio avanzato, diagnosticato dopo sintomi sempre più evidenti. Dopo essersi affidata all’Istituto La Maddalena di Palermo, centro d’eccellenza per la cura oncologica, il suo percorso di trattamento è stato bloccato da un ostacolo impensabile: la mancanza di un reagente fondamentale per completare un esame del DNA presso l’Ospedale Cervello di Palermo.

Questo esame, spiega M.C., è cruciale per personalizzare la terapia oncologica, aumentando l’efficacia del trattamento e riducendone gli effetti collaterali. Tuttavia, nonostante il prelievo sia stato effettuato il 13 dicembre 2024, ad oggi – a distanza di un mese – il risultato non è ancora disponibile.

“Un reagente che non c’è”

Secondo quanto riferito alla donna, il ritardo è dovuto alla mancanza di un reagente necessario per completare l’esame. Un componente che, in un ospedale pubblico, dovrebbe essere sempre disponibile, soprattutto per procedure salvavita come questa. “Mi è stato detto che il reagente è stato ordinato, ma non è ancora arrivato. Nel frattempo, io aspetto. E il tumore no. Lui non aspetta. Lui avanza,” scrive con amarezza.

Una situazione che riguarda molti pazienti

M.C. non è sola. Nella sua lettera denuncia come altre persone si trovino nella stessa situazione, sospese in un limbo di attesa insopportabile. “Tutti in coda, tutti vittime dello stesso assurdo problema,” scrive, dando voce a un disagio collettivo che mina la fiducia nel sistema sanitario regionale.

Le dimissioni del direttore sanitario

La scorsa settimana il direttore sanitario dell’Ospedale Cervello-Villa Sofia di Palermo, Aroldo Gabriele Rizzo, si è dimesso, probabilmente a seguito delle crescenti pressioni sul sistema ospedaliero regionale. Ma per M.C. queste dimissioni non sono una soluzione: “Io non mi faccio nulla delle sue dimissioni. Non mi servono a niente i rimpalli di responsabilità. Io voglio il mio reagente. Voglio il mio esame. Voglio iniziare le cure, prima che sia troppo tardi.”

Un appello accorato alle istituzioni

Nella parte finale della lettera, M.C. si rivolge direttamente al presidente Schifani e all’assessore Volo con un tono carico di rabbia e disperazione: “Cosa devo fare? Lo compro io il reagente? Mi mandate il link di Amazon? Perché io, così, non posso aspettare.” La sua richiesta è semplice e diretta: il diritto alla salute e alla vita, che passa per un sistema sanitario funzionante e attento ai bisogni dei pazienti più fragili.

“Non si può morire per la mancanza di un reagente”

Le parole conclusive della lettera sono un pugno nello stomaco: “Non si può morire per la mancanza di un reagente. Non si può essere condannati dall’inefficienza di un sistema che dovrebbe proteggere i più fragili.”

Un sistema sanitario da ripensare

Questa testimonianza solleva interrogativi gravi sul funzionamento della sanità in Sicilia. La mancanza di un semplice reagente non può e non deve condannare i pazienti oncologici a ritardi che mettono a rischio le loro vite. E richiamano una vicenda analoga, denunciata dall'assessora di Pantelleria, Adele Pineda, sui ritardi per l'attesa di un esame istologico.

Ci auguriamo che questa lettera non resti inascoltata e che le istituzioni rispondano con azioni concrete per garantire che situazioni del genere non si ripetano. Perché la vita di ogni paziente non può essere subordinata a inefficienze e ritardi burocratici. 

Ecco il testo:

Sono una donna siciliana, trapanese. Una mamma, una professoressa e… una malata di tumore.

All’inizio ho sottovalutato i segnali, com’è facile fare. Poi, costretta da sintomi sempre più evidenti, ho deciso di sottopormi agli accertamenti di routine. E la verità è arrivata come un colpo al cuore: un tumore in stadio avanzato, con il rischio imminente di diffusione ad altre parti del corpo.

Mi sono affidata a un centro d’eccellenza siciliano – sì, perché ne abbiamo anche noi. L’Istituto La Maddalena di Palermo mi ha accolto con competenza e umanità. I medici, professionali e rapidi, mi hanno proposto un piano di trattamento chiaro e deciso: chemioterapia, radioterapia e, infine, un intervento chirurgico per rimuovere le cellule tumorali.

Ma c’era un problema. Un problema enorme.

Per procedere con il trattamento, servivano esami del DNA da effettuare all’Ospedale Cervello di Palermo. Esami cruciali, che servono a personalizzare la terapia e garantire la sua efficacia, riducendo gli effetti collaterali devastanti della chemioterapia. Una tecnologia avanzata, una speranza concreta.

La procedura, di norma, richiede dai 9 ai 14 giorni. Io ho fatto il prelievo il 13 dicembre. Era un venerdì 13, un giorno che molti considerano sfortunato. E per me, quel giorno, lo è stato davvero.

È passato giusto un mese da allora. Gli esami non sono ancora pronti. Perché? Perché manca un reagente, secondo quanto mi ha riferito chi mi ha risposto al telefono dell’Ospedale da me sollecitato.

Sì, avete capito bene. Un reagente. Quel componente fondamentale che dovrebbe essere sempre disponibile, in un ospedale pubblico, per una procedura salvavita. Mi è stato detto che è stato ordinato, ma non è ancora arrivato. Nel frattempo, io aspetto. E il tumore no. Lui non aspetta. Lui avanza.

E non sono sola. Altre persone si trovano nella mia stessa situazione: sospese, in un limbo di attesa insopportabile. Tutti in coda, tutti vittime dello stesso assurdo problema.

La scorsa settimana, il direttore sanitario dell’Ospedale Cervello-Villa Sofia di Palermo, Aroldo Gabriele Rizzo, si è dimesso. Si dice che sia stato “strigliato” dal Presidente Schifani il giorno prima. Lui si è difeso, dichiarando che le accuse di inefficienza sono “inaccettabili, false e fantasiose”. Ma poi ha lasciato il suo incarico.

Io non mi faccio nulla delle sue dimissioni. Non mi servono a niente i rimpalli di responsabilità. Non mi importa se le colpe sono dei portantini, degli OSA o di qualcun altro. Io voglio il mio reagente. Voglio il mio esame. Voglio iniziare le cure, prima che sia troppo tardi.

Presidente Schifani, Assessore alla Sanità Giovanna Volo: cosa devo fare? Lo compro io il reagente? Mi mandate il link di Amazon? Perché io, così, non posso aspettare.

Non si può morire per la mancanza di un reagente. Non si può essere condannati dall’inefficienza di un sistema che dovrebbe proteggere i più fragili. Io non vi chiedo miracoli. Vi chiedo solo che il sistema sanitario regionale faccia il suo dovere.

E lo chiedo a nome mio e di tutti quelli che stanno aspettando come me.

M.C.



Sanità | 2025-01-13 09:51:00
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