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09/01/2025 06:00:00

  La mafia tra Marsala e Mazara. Tanti scarcerati: inchiesta depotenziata?

Ci sono importanti sviluppi nell’inchiesta sulla mafia tra Marsala e Mazara del Valloche, a dicembre, ha portato all’esecuzione di 18 misure cautelari. L’indagine, coordinata dalla DDA di Palermo, ha permesso di smantellare quello che per gli inquirenti era un sodalizio criminale attivo nel controllo dei pascoli e delle aste giudiziarie con interessi anche nel settore dei supermercati.


Poche settimane dopo il blitz molte delle persone destinatarie di misure cautelari sono tornate in libertà.
Il Tribunale del Riesame, su richiesta degli avvocati, ha annullato gli arresti domiciliari per “mancanza di gravi indizi di colpevolezza”. Il Riesame così ridimensiona anche la portata delle accuse, ma l’indagine è ancora in piedi. Anche perchè ci sono nomi importanti legati alla criminalità organizzata.

L’INCHIESTA
Il blitz è scattato il 16 dicembre scorso con l’esecuzioine di 18 misure cautelari, 7 in carcere, 10 ai domiciliari e un obbligo di dimora. Gli arresti sono stati effettuati dal comando provinciale della Guardia di Finanza tra Marsala e Mazara del Vallo. Per gli inquirenti si tratta di una rete criminale legata a cosa nostra. In questa indagine figurano nomi noti alle cronache giudiziarie.
Tra gli arrestati spiccano, ad esempio, Domenico Centonze, allevatore e presunto braccio operativo del capo mandamento Dario Messina, attualmente detenuto. Alessandro Messina, fratello di Dario Messina. Luigi Prenci: imprenditore accusato di concorso esterno in associazione mafiosa; dal 2020 ha avviato una rete di supermercati a marchio Crai e attività nel settore della pesca del gambero rosso.
Tra i nomi centrali nell’operazione antimafia che ha smantellato il controllo mafioso delle aree rurali nel Trapanese, emerge quello di Pietro Burzotta, figura chiave nel mandamento di Mazara del Vallo. Genero del defunto boss Vito Gondola, Burzotta avrebbe raccolto l’eredità criminale del suocero, assumendo un ruolo di primo piano nella gestione delle aree di pascolo.

 

LE ACCUSE
L’inchiesta ha rivelato come il mandamento mafioso di Mazara del Vallo esercitasse un controllo capillare sul territorio, sfruttando metodi coercitivi per dominare settori strategici.E' emerso infatti che ci sarebbe stato un controllo delle aree di pascolo. Gli affiliati avrebbero deciso, anche con la forza, chi e dove poteva pascolare. Un altro aspetto centrale è il dominio sulle aste fallimentari e sulle aree di pascolo, con episodi documentati di violenza contro chi non rispettava gli accordi imposti dalla mafia. Gli affiliati utilizzavano minacce per costringere allevatori e imprenditori a cedere beni o denaro, rafforzando così il controllo economico sul territorio. Le turbative d’asta rappresentano un altro aspetto rilevante dell’inchiesta. Gli indagati avrebbero manipolato la vendita di beni immobili, impedendo una competizione trasparente e favorendo così l’acquisizione dei beni da parte della mafia.

TUTTE LE PERSONE TORNATE IN LIBERTA’
Non passa quasi giorno che il Tribunale del Riesame di Palermo non accolga, per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza, una richiesta difensiva di annullamento di qualcuna delle misure di custodia cautelare delle diciassette eseguite lo scorso 16 dicembre, tra Marsala e Mazara, nell’operazione antimafia di Guardia di finanza e Dda.
L’ultimo, in ordine di tempo, a tornare in libertà è stato il 48enne marsalese Gaspare Tumbarello, che era agli arresti domiciliari. A difendere il 48enne marsalese è l’avvocato Diego Tranchida, che ha dichiarato: “Tumbarello non doveva neppure essere arrestato, in quanto è persona offesa nel procedimento”. Con quest’ultimo provvedimento del Riesame, sono ormai nove (su un totale di 18 indagati) le misure cautelari annullate su richiesta dei legali. Sono tornati in libertà tre dei sette che erano finiti in carcere e cinque dei dieci posti ai domiciliari. Per un altro indagato, invece, è stato annullato l’obbligo di dimora nel comune di residenza.
A lasciare il carcere sono stati i mazaresi Luigi Prenci, di 54 anni, imprenditore, Aurelio Anzelmo, di 39, nonché il 56enne marsalese Pietro Centonze.


I domiciliari sono stati annullati anche per il 57enne marsalese Giovanni Piccione, il 27enne mazarese Giuseppe Prenci, figlio di Luigi Prenci, e per i marsalesi Giancarlo Nicolò Angileri, di 60 anni, e Antonino Giovanni Bilello, di 61. E’ stata annullata, inoltre, la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza per il 63enne Lorenzo Buscaino.
In precedenza, il Riesame aveva confermato la custodia cautelare in carcere per il mazarese Ignazio Di Vita, di 52 anni. Dietro le sbarre, anche Pietro Burzotta, di 65 anni, Alessandro Messina, di 42, fratello del presunto “reggente” della “famiglia” mazarese Dario Messina, e Domenico Centonze. Agli arresti domiciliari, invece, lo scorso 16 dicembre, sono stati posti, oltre ad Angileri, Prenci jr, Bilello, Tumbarello e Piccione, adesso in libertà, anche i mazaresi Paolo Apollo, di 74, e Vito Ferrantello, di 42, e i marsalesi Pietro Centonze, di 74 anni, Michele Marino, di 64, Massimo Antonio Sfraga, di 46.

Nel giro di poche settimane, quindi, molti dei coinvolti sono tornati in libertà perchè, per il Riesame, non sussistono gravi indizi di colpevolezza. Decisioni che rischiano di depotenziare sul nascere l'indagine.



EA2G | 2024-12-23 14:54:00
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