Poco prima di Natale Raffaele Lombardo, Gianfranco Miccichè, Roberto Lagalla, hanno indetto una conferenza stampa e si sono presentati come la nuova(ma non santa) alleanza.
Tre big della politica siciliana che hanno dato vita ad un contenitore centrista, tutti puntano all’area moderata come se fosse il vello d’oro, ma non c’è ancora il nome del soggetto politico. Hanno invece più volte ribadito, quasi a convincersene loro per primi, che non si discute il nome del dopo Schifani, perchè l’uscente presidente della Regione merita di essere ricandidato. Ha lavorato bene, dicono.
Tutti e tre però hanno delle ragioni diverse ma affini per fare scacco matto al governatore. Storie vecchie e nuove, che si incrociano, e che portano a vecchi rancori. E in politica, l’arte dell’impossibile, ciò che è sempre possibile è la consumazione a freddo di vendette politiche.
Le voci
Il primo a non credere alla triplice alleanza, che garantirebbe l’operazione Schifani bis, è il deputato renziano, Davide Faraone. Lo ha detto pubblicamente più volte, non ne fa mistero: mentono tutti e tre con la consapevolezza di farlo, per poi dirigersi altrove. Faraone è certo di ciò che sostiene, a dir la verità non è mai stato smentito.
Le coperture
Chi sono gli attori romani che potrebbero coprire le mosse di Mi-Lo-La?
Anche deputati azzurri. Sono chiare le dichiarazioni di Giorgio Mulè, vice presidente della Camera dei Deputati, che vanta ottimi rapporti con Faraone, e che non ha mai fatto mistero di non digerire le scelte politiche e amministrative del presidente Schifani.
Le ultime dichiarazioni di Mulè, rilasciate al Giornale di Sicilia, sono indirizzate in quel senso. Si parte dalla Sanità per dare la prima stoccata: “Il “piano di rientro”, che tiene al guinzaglio l’Isola e impedisce la corsa agli investimenti, si sta rivelando un duro colpo soprattutto per le strutture convenzionate, che – con l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario di Schillac – potrebbero licenziare o rinunciare a erogare delle prestazioni ai cittadini. Il governatore Schifani ha promesso di muoversi a stretto giro per “trattare” con Roma la fuoriuscita da questo vincolo che si abbatte sulla Regione dal 2007, e impedisce, nella fattispecie, di andare a coprire i tagli imposti da Roma ai convenzionati: “Sono felice che, con onestà, il presidente Schifani colga la tensione di dover fare di più e meglio quando oggi dice che “occorre un cambio di passo, anche nella sanità”, perché sa che intorno a lui ci si è occupati più di creare o conservare posti di potere, piuttosto che pensare ai posti letto”.
Occhi puntanti sulla provincia di Trapani: “Non è normale che una paziente della provincia di Trapani oggi stia lottando per la vita, per aver dovuto attendere otto mesi per il risultato di un esame istologico. Nel frattempo un tumore l’ha devastata”.
Mulè ci è andato a passo felpato ma ha segnato una linea chiara di demarcazione, così come sta andando non va affatto bene.
Prove politiche in movimento. Di scontato ci sarà l’effetto sorpresa.