Mafia tra Marsala e Mazara: torna in libertà il marsalese Giovanni Piccione
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Un altro degli arrestati nell’operazione antimafia condotta dalla Guardia di finanza e coordinata Dda, all’alba dello scorso 16 dicembre, tra Marsala e Mazara del Vallo, è tornato in libertà. E’ il 57enne marsalese Giovanni Piccione, che era agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso in associazione mafiosa. Anche per lui, il Tribunale del Riesame di Palermo ha accolto l’istanza della difesa. Legale di Piccione è l’avvocato Vito Cimiotta. Anche in questo caso l’ordinanza di custodia cautelare è stata annullata per “mancanza dei gravi indizi di colpevolezza”.
Secondo gli inquirenti, Giovanni Piccione, insieme al 46enne Massimo Antonio Sfraga (anche lui ai domiciliari), nel 2021 avrebbe aiutato Pietro e Domenico Centonze, padre e figlio (il primo è ai domiciliari e il secondo in carcere), “ad assicurare il prodotto e il profitto dei delitti di cui agli artt. 353 e 629 (turbata libertà degli incanti ed estorsione, ndr) di cui ai capi 3) e 4)”. E cioè la vicenda della presunta contestata turbativa d’asta al tribunale di Marsala per la vendita giudiziaria di un bene immobile della fallita ditta “Orto Verde di Giuseppe Alberto Argano”.
L’immobile è nelle campagne tra Mazara e Petrosino e alcuni offerenti sarebbero stati allontanati con “minaccia, doni, promesse”. Ai capi 3) e 4) sono indagati Pietro e Domenico Centonze, padre e figlio, il 56enne Pietro Centonze, cugino di Domenico, il mazarese Alessandro Messina, i marsalesi Michele Marino, Giovanni Antonino Bilello, Giancarlo Angileri e Gaspare Tumbarello. Tutti accusati di turbata libertà degli incanti, mentre di estorsione devono rispondere Pietro Centonze, classe 1950, con il figlio Domenico e Michele Marino.
A tutti, naturalmente, viene contestata l’aggravante di avere commesso i reati avvalendosi della forza intimidatoria della mafia e per agevolare Cosa Nostra. Con il ritorno in libertà di Giovanni Piccione, sono ormai otto (su un totale di 18 indagati) le misure cautelari annullate dal Riesame su richiesta delle difese. Sono tornati in libertà tre dei sette che erano finiti in carcere e quattro dei dieci posti ai domiciliari. Per un altro indagato, invece, è stato annullato l’obbligo di dimora nel comune di residenza. A lasciare il carcere sono stati i mazaresi Luigi Prenci, di 54 anni, imprenditore, difeso dagli avvocati Giuseppe Pinta e Antonio Maria Quaranta, e Aurelio Anzelmo, di 39, nonché il 56enne marsalese Pietro Centonze, difeso dagli avvocati Massimiliano Pasquale Tranchida e Raffaele Bonsignore. Per Prenci e Centonze accolto il riesame per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Pietro Centonze ha già due condanne definitive. Nel 2005, è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione per favoreggiamento mafioso aggravato. Avrebbe favorito la latitanza dei fratelli Giacomo e Tommaso Amato, boss e killer di Cosa Nostra marsalese attualmente all’ergastolo. Dieci anni prima, invece, era stato condannato a un anno e sette mesi per estorsione e ricettazione in concorso con Francesco Lombardo, anch'egli coinvolto in indagini antimafia. Insieme al cugino Domenico Centonze, di 49 anni, anche lui rinchiuso in carcere lo scorso 16 dicembre e considerato elemento di spicco in seno alla locale cellula di Cosa Nostra, era stato arrestato e processato per l’omicidio di due tunisini, ma entrambi, dopo la condanna in primo grado, sono stati poi assolti. I domiciliari sono stati, invece, annullati per il 27enne mazarese Giuseppe Prenci, figlio di Luigi Prenci, difeso da Luisa Calamia e Graziana Fiorino, e per i marsalesi Giancarlo Nicolò Angileri, di 60 anni, difeso da Antonina Bonafede, e Antonino Giovanni Bilello, di 61. E’ stata annullata, inoltre, la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza per il 63enne Lorenzo Buscaino, difeso da Walter Marino.
L’operazione ha smantellato il controllo mafioso delle aree rurali del versante sud del Trapanese, tra Mazara e Castelvetrano. Nell’indagine anche un episodio di turbativa d’asta ad una vendita giudiziaria al tribunale di Marsala. In precedenza, il Riesame aveva confermato la custodia cautelare in carcere per il mazarese Ignazio Di Vita, di 52 anni. Dietro le sbarre, anche Pietro Burzotta, di 65 anni, Alessandro Messina, di 42, fratello del presunto “reggente” della “famiglia” mazarese Dario Messina, e Domenico Centonze. Agli arresti domiciliari, invece, lo scorso 16 dicembre, sono stati posti, oltre ad Angileri, Prenci jr, Bilello e Piccione, adesso in libertà, anche i mazaresi Paolo Apollo, di 74, e Vito Ferrantello, di 42, e i marsalesi Pietro Centonze, di 74 anni, Michele Marino, di 64, Massimo Antonio Sfraga, di 46, e Gaspare Tumbarello, di 48.
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