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06/01/2025 06:00:00

Castelvetrano, la confisca infinita del centro commerciale

 Il supermercato ARD Discount del centro commerciale Belicittà di Castelvetrano sta per chiudere? Tutti i dipendenti stanno per essere licenziati a causa dei costi che la società di gestione deve pagare alla proprietà del centro commerciale? I 15 lavoratori del supermercato saranno costretti a rimanere a casa?

Si tratta del centro commerciale che fino al 2007 era di Giuseppe Grigoli, condannato per essere stato socio in affari di Matteo Messina Denaro, sequestrato nel 2008 e confiscato definitivamente nel 2013. Dentro questo centro commerciale c’è un’area al piano terra destinata a supermercato. Uno spazio che, nel corso degli anni, ha avuto diverse gestioni e oggi si è particolarmente ridotto, venendo condiviso con altri negozi.

 

Semplificando, è successo questo. Il contratto di ramo d’azienda con la Ergon spa del gruppo Despar di Ragusa, società che gestisce l’ARD Discount, è scaduto. Pare che le condizioni per il rinnovo non siano state accettate dalla proprietà del centro, rappresentata dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati. La Ergon, avrebbe infatti proposto una sostanziale riduzione del ramo aziendale, con un’ulteriore diminuzione dei reparti. Il rischio sarebbe stato quello di snaturare una realtà commerciale complessa, già ridotta nel corso di questi ultimi anni.

Se le cose stessero davvero così, viene da pensare che la scelta di non rinnovare il contratto a queste condizioni, possa essere stata legittima nell’ambito delle dinamiche economiche della grande distribuzione. Così come altrettanto legittima la scelta della Ergon di “lasciare”.

 

Ecco allora la procedura di licenziamento collettivo, che però non lascerebbe i lavoratori in mezzo a una strada, dal momento che la società avrebbe proposto ai dipendenti il trasferimento presso altri supermercati della zona.

Ma per i sindacati è anche una questione simbolica: mantenere i posti di lavoro proprio in quel supermercato confiscato alla mafia. Ecco perché hanno scritto al Prefetto, chiedendo un tavolo di confronto con l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati, con la Ergon e con la Grigoli Distribuzione. La Prefettura ha quindi mandato l’invito anche a Cgil, Cisl, e Ugl per una videoconferenza fissata per lo scorso 27 dicembre, poi rinviato in presenza per l’8 gennaio.

Difficile dire se l’incontro potrà servire a trovare una quadra tra la Ergon e l’Agenzia.

 

Il punto però sembra girare attorno al fatto che lo Stato dovrebbe garantire il posto di lavoro dei dipendenti, per smentire quel pericoloso assunto che la mafia dava lavoro e lo Stato lo toglie.

Dopo tutto questo tempo dal sequestro, sono passati 12 anni, questa pretesa garanzia rischia però di essere controproducente e, paradossalmente, inquinare il mercato.

Infatti, ciò che sta accadendo a questo supermercato è una sorta di “cambio insegna”, che è già avvenuta in passato e che nel centro commerciale avviene spesso anche per gli altri negozi. Anche un negozio di abbigliamento o di scarpe ha il proprio contratto con la Grigoli Distribuzione (e quindi con l’Agenzia dei beni confiscati) ed è già accaduto che qualcuno non avesse la forza economica per rinnovarlo. Situazioni del genere però non sono diventate un caso da risolvere in Prefettura.

 

Le domande da fare allora sono diverse.

Chi subentrerà al posto della Ergon (nel caso non si arrivi ad un accordo), sarà costretto dallo Stato ad assumere i lavoratori del supermercato già esistenti e a farli lavorare sempre in quella sede? Se qualcuno di loro verrà trasferito, sarà come se lo Stato avesse perso?

È davvero il mantenimento del loro posto di lavoro in quello specifico supermercato a fare la differenza?

È l’unico simbolo rimasto? In realtà, nella storia di questa confisca, bisognerebbe ricordare un altro simbolo: l’azienda Gruppo 6 Gdo che, compreso l’indotto, dava lavoro a centinaia di famiglie. Un’azienda che nel giugno del 2014 lo Stato ha portato al fallimento. Un simbolo presto sostituito con un altro. Prestissimo: il supermercato che riapre nel settembre successivo e diventa una vittoria dello Stato contro la mafia. Attenzione, non un intero centro commerciale che riprende vita, ma il supermercato, con una riapertura in pompa magna sponsorizzata dall’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano che, presente all’inaugurazione, brinda e chiosa: “Lo Stato ha vinto!”.

 

Si dirà, ma allora è andato tutto male.

Non proprio. Un’altra delle aziende confiscate era la Grigoli Distribuzione. Che è ancora lì. E se pensiamo che la maggior parte delle aziende falliscono già in fase di sequestro, questa invece ha resistito, superando anche brutti periodi, come quello del Covid. Insomma, è una società che sta funzionando. Ed è la società che potrebbe rinnovare il contratto alla Ergon. Ma, insieme all’Agenzia per i beni confiscati, avrebbe anche il compito di mantenere una realtà economica complessa in un mercato competitivo. Soprattutto a tutela dei dipendenti. Tutti. Forse è un particolare che anche i sindacati e la Prefettura dovrebbero tenere in considerazione.

 

Egidio Morici



EA2G | 2024-12-23 14:54:00
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