“Pago chi non paga” è la App di Addiopizzo che verrà presentata il 10 gennaio a Palermo. L’obiettivo è sostenere commercianti e imprenditori che scelgono di non piegarsi alle estorsioni mafiose, guidando i cittadini verso un consumo critico e solidale. Lo strumento, realizzato grazie ai fondi dell’8×1000 della Tavola Valdese, utilizza la geolocalizzazione per indicare le attività economiche aderenti alla rete di Addiopizzo, che possono essere ricercate per categoria merceologica o quartiere. Un'app che ti dice chi non paga il pizzo.
La giornata di presentazione
Il lancio della App avverrà in due momenti. La mattina, nella sede di Addiopizzo in via Lincoln 131, alla presenza di studenti dell’Istituto tecnico Vittorio Emanuele Terzo e di figure istituzionali di rilievo, tra cui Massimo Mariani, prefetto di Palermo, Francesca Mazzocco, magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia, e Maria Grazia Nicolò, Commissario nazionale antiracket. Interverranno anche Marco Romano, direttore del Giornale di Sicilia, e Alice e Davide Grassi, figli di Libero Grassi, il coraggioso imprenditore che 34 anni fa denunciò pubblicamente i suoi estorsori.
La sera, alle 20:30, la presentazione si sposterà presso la pizzeria “Dolce Rosso Pizza” di Capaci, un’attività commerciale che in passato ha denunciato tentativi di estorsione grazie al sostegno di Addiopizzo. Sarà un’occasione per fare consumo critico e sostenere chi ha avuto il coraggio di opporsi al racket.
Una guida per il consumo critico
La App “Pago chi non paga”, disponibile per dispositivi iOS e Android, rappresenta un passo avanti nella lotta al racket. Attraverso la geolocalizzazione, consente di identificare le attività che fanno parte della rete di Addiopizzo, rafforzando la rete di solidarietà attorno a chi sceglie di non pagare le estorsioni. È uno strumento che mira a trasformare i consumi quotidiani in un gesto di supporto concreto, contribuendo a combattere l’illegalità.
Un contesto in evoluzione
Negli ultimi due decenni, a Palermo sono state centinaia le denunce di imprenditori contro le richieste estorsive di Cosa nostra. Tuttavia, la criminalità organizzata continua a trovare terreno fertile nelle periferie segnate da povertà e degrado, dove la mafia finisce spesso per rappresentare un “ammortizzatore sociale”.
Addiopizzo sottolinea che il lavoro di magistrati e forze dell’ordine, seppur fondamentale, non basta. È necessario un impegno politico per risanare le sacche di marginalità, garantendo diritti essenziali come casa, lavoro, istruzione e salute. Solo così si potrà creare un’alternativa reale alle logiche mafiose.
L’eredità di Libero Grassi
Il 10 gennaio 1991, Libero Grassi scriveva la sua famosa lettera al “Caro Estorsore” sul Giornale di Sicilia, rompendo il silenzio sul racket. A 34 anni di distanza, la App di Addiopizzo rappresenta un’evoluzione di quella stessa lotta, offrendo ai cittadini uno strumento per essere parte attiva del cambiamento e sostenere chi combatte l’illegalità. Un gesto concreto per onorare il coraggio di chi ha detto no al pizzo, spesso a costo della propria vita.