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05/01/2025 09:00:00

Adesso, per decreto, non sono più "handicappato"...

Adesso, per decreto, non sono più "handicappato", quando il problema non è il linguaggio, ma i comportamenti. A fine ottobre, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha diramato una nota per aggiornare il linguaggio utilizzato in materia di disabilità. Che il dicastero emani un glossario suscita notevoli perplessità, che crescono quando alla sua guida c'è Giuseppe Valditara, colui che pensa che la bocciatura debba umiliare, che il patriarcato non esista e che: "Occorre non far finta di non vedere che l'incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da un'immigrazione illegale". Il dubbio diventa certezza con la lettura del glossario che recita: "Handicappato o portatore di handicap. Tali formulazioni sono presenti in alcune fonti normative, dunque, citando specifiche disposizioni di legge, è ancora necessario utilizzare questi termini. Per tutti gli altri casi, si sostituiscono con 'persona con disabilità'. Idem per Invalido o inabile".
E non finisce qui: si avventura anche sulla sostituzione dei termini che descrivono la disabilità:"grave","moderato", "lieve", con questa motivazione: "Nell’approccio attuale, tali aggettivi non dovrebbero più essere utilizzati per descrivere la condizione di disabilità di una persona, poiché pongono l’accento sulla malattia in chiave negativa. Sarebbe opportuno sostituirli con 'persona con necessità di bassa, media, alta intensità di sostegno', considerando la disabilità come il risultato negativo - modificabile con sostegni adeguati - dell’interazione tra la persona e l’ambiente".

Il farisaismo è quando il sottoscritto, gravemente disabile, trova il marciapiede occupato dalle auto dei genitori che attendono i bambini all'uscita dal catechismo; di posteggi dedicati e scivoli occupati, neanche a parlarne. Si possono utilizzare tutti i vocaboli, anche quelli extraterrestri, ma per includerci è necessario dire agli scolari di "ribellarsi" se i propri parenti trasgrediscono la legge e di "educarli" alla rivoluzione quando lo fanno gli altri adulti.

Sulla qualità dei sostantivi da utilizzare per definire il grado di deficit, stia tranquillo il leghista non sarà la locuzione "alta intensità" a eliminare la disabilità "come il risultato negativo - modificabile con sostegni adeguati - dell’interazione tra la persona e l’ambiente", se tra gli aiuti adeguati non sono contemplati i caregivers o la psicoterapia. In definitiva, non è il linguaggio a realizzare l'inclusione sociale.

Vittorio Alfieri



L'Alfiere | 2025-01-05 09:00:00
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EA2G | 2024-12-23 14:54:00
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