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04/01/2025 16:52:00

   La rete di Messina Denaro: chiusa l’indagine per Giuseppe Di Giorgi, ma il mistero dei garage resta

Le indagini sull'intricata rete di complicità che ruotava attorno a Matteo Messina Denaro continuano a svelare nuovi dettagli. La Procura di Palermo ha chiuso l'inchiesta per Giuseppe Di Giorgi, marito di Sabrina Caradonna, ma molti punti oscuri restano da chiarire, in particolare sul ruolo dei garage e degli altri indagati, per i quali l’inchiesta prosegue.

Le chiavi dei box e i misteri irrisolti

Nell'Alfa Romeo Giulietta utilizzata dal boss mafioso, deceduto lo scorso settembre, è stata trovata una chiave che permette l'accesso ai garage e al cortile di un condominio in via Castelvetrano, a Mazara del Vallo. Le stesse chiavi erano in possesso di altri personaggi vicini a Messina Denaro, tra cui la vivandiera Lorena Lanceri, Rosalia Messina Denaro (sorella del capomafia) e Andrea Bonafede, l'operaio comunale che aveva prestato la sua identità al boss durante la latitanza.

Uno dei garage collegati ai fratelli Giuseppe e Sabrina Caradonna conduce a un locale attrezzato come un mini appartamento. Sebbene siano state isolate tracce biologiche e impronte, nessuna appartiene al boss mafioso. Questo alimenta il mistero sul reale utilizzo di questi spazi durante la lunga latitanza di Messina Denaro.

La chiave dell'uliveto

Ulteriori dubbi sorgono attorno alla chiave di Bonafede, che oltre ad aprire i garage in via Castelvetrano, permette l’accesso a un uliveto nelle campagne di Campobello di Mazara. Bonafede ha negato di sapere qualcosa sui garage, ma le coincidenze sollevano interrogativi. Proprio vicino a questi box si sarebbero incontrati, durante la latitanza del boss, la cognata di Bonafede e Messina Denaro.

La pistola nella cabina armadio

Lo scorso luglio, le perquisizioni si sono estese alle abitazioni dei fratelli Caradonna. All’interno della cabina armadio della stanza matrimoniale di Sabrina Caradonna, è stata rinvenuta una pistola semiautomatica Walther. Giuseppe Di Giorgi ha raccontato di aver trovato l’arma dieci anni fa, mentre faceva jogging vicino a un passaggio a livello. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che la pistola aveva la stessa matricola di un’arma acquistata nel 1996 da un carabiniere in servizio a Trapani.

Le accuse contro Giuseppe Di Giorgi

Per Giuseppe Di Giorgi, il procuratore Maurizio De Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e i sostituti Bruno Brucoli e Gianluca De Leo hanno firmato l’avviso di conclusione delle indagini. Le accuse includono la detenzione di un’arma clandestina, favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. Per l'accusa di porto dell'arma, il Riesame aveva annullato, ma i magistrati continuano a insistere.

Adesso, il suo avvocato, Marcello Montalbano, potrà presentare una memoria difensiva. Il prossimo passo sarà la richiesta di rinvio a giudizio.

Le lettere dal carcere

Un ulteriore elemento inquietante riguarda una lettera trovata in un cassetto della casa dei coniugi Di Giorgi-Caradonna. Mittente: “Massimo Antonino Sfraga”. Le missive, risalenti al 2011 e 2012, provengono dal carcere di Napoli Poggioreale. I fratelli Sfraga, originari di Petrosino, erano coinvolti nell’inchiesta sul controllo mafioso del trasporto di prodotti ortofrutticoli verso i mercati della Campania, in cui emergevano legami tra Messina Denaro, i Casalesi e Gaetano Riina, fratello di Totò.

Indagini ancora in corso

Per gli altri indagati, le indagini continuano. Gli inquirenti stanno cercando di chiarire il reale ruolo dell’intero edificio in via Castelvetrano e degli spazi adiacenti. Rimane da svelare se quei garage fossero semplicemente nascondigli o parte di un sistema più articolato per supportare la latitanza del boss e le attività della sua rete.



EA2G | 2024-12-23 14:54:00
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