La decisione del Ministro Valditara di avviare corsi di formazione tramite” Indire” ha scatenato un'ondata di indignazione tra i docenti italiani che si sono riuniti oggi alle ore 11:30, in via Fattori 60, a Palermo, per esprimere il loro dissenso. Durante la manifestazione, le voci dei partecipanti hanno raccontato la frustrazione e le preoccupazioni per il futuro della scuola pubblica e della professione docente.
I motivi della protesta del Comitato Docenti di Sostegno (Cds)
"Siamo qui oggi perché ci sentiamo traditi e abbandonati. Dopo anni di sacrifici, studio e lavoro, vedere il nostro impegno svalutato da politiche che favoriscono percorsi semplificati è inaccettabile. Non chiediamo privilegi, ma il riconoscimento del nostro merito e della nostra preparazione. La saturazione delle graduatorie provinciali per le supplenze è una bomba a orologeria. Con oltre 100.000 nuovi specializzati inseriti “a pettine” in prima fascia il nostro lavoro e il nostro futuro sono messi a rischio. Come possiamo garantire qualità nell'insegnamento se chi entra nella scuola non è adeguatamente preparato?"
I manifestanti puntano il dito contro l'equiparazione del punteggio GPS tra chi ha ottenuto titoli attraverso il rigoroso percorso del TFA universitario e chi li conseguirà tramite corsi semplificati. "Questo è un affronto alla meritocrazia. Abbiamo investito anni della nostra vita per formaci e affrontare prove selettive durissime. Non possiamo accettare che il nostro impegno venga equiparato a percorsi privi di controlli e qualità."
La manifestazione ha visto la partecipazione di molti insegnanti di sostegno, preoccupati per l'impatto che queste nuove politiche potrebbero avere sugli studenti con disabilità.
"Il nostro lavoro richiede preparazione, empatia e competenze specifiche. Affidare ruoli così delicati a persone senza la giusta formazione mette a rischio il diritto allo studio degli studenti più fragili. Questo è un tradimento dei principi costituzionali di uguaglianza e inclusione."
I docenti hanno inoltre sottolineano il problema del precariato e l'assenza di misure concrete per la stabilizzazione. Non possiamo continuare a vivere nell'incertezza. È ora che il governo ascolti la nostra voce."
"Non è solo una battaglia per noi insegnanti, ma per il futuro della scuola pubblica e dei nostri studenti. Dobbiamo difendere un sistema educativo di qualità, capace di formare cittadini consapevoli e competenti. Se oggi restiamo in silenzio, domani pagheremo tutti le conseguenze."
La protesta si è svolta in contemporanea con l’iniziativa del 3 gennaio a Roma, davanti al Ministero dell’Istruzione .
Dorotea Rizzo