Non c'è pace per Agrigento "capitale italiana della cultura", nel caos organizzativo, e canzonata per gli errori di italiano nei cartelli della "Strada degli scrittori".
E non c'è pace neanche per Gibellina, Capitale italiana dell'Arte contemporanea per il 2026, dove già ci sono polemiche, che hanno portato alle dimissioni di Calogero Pumilia dalla presidenza della Fondazione Orestiadi, motore culturale del Belice.
Calogero Pumilia ha rassegnato le sue dimissioni da presidente della Fondazione Orestiadi di Gibellina, in un momento che avrebbe dovuto segnare l'inizio di un percorso ambizioso per la città, designata come capitale dell'arte contemporanea. Con amarezza, Pumilia ha commentato la decisione, sottolineando come, troppo spesso, in Sicilia si trasformino grandi opportunità in occasioni di conflitto sterile e autolesionistico.
«Come una sorta di dannazione, in questa terra di Sicilia spesso si è molto bravi a trasformare un’opportunità in un’occasione di rissa banale e volgare», ha dichiarato Pumilia, riferendosi alle tensioni e divisioni che stanno minando sia Agrigento, capitale della cultura 2025, che Gibellina, epicentro dell'arte contemporanea.
A Gibellina, invece, Pumilia denuncia il prevalere di «un desiderio di infantile protagonismo e di inconscia autodistruzione», che rischia di vanificare i progressi ottenuti dalla Fondazione Orestiadi negli ultimi dieci anni. «Da una condizione di totale fallimento e di chiusura, la Fondazione è tornata ad essere una delle istituzioni più rilevanti dell’arte contemporanea, preservando la memoria del suo fondatore», ha ricordato, sottolineando i traguardi raggiunti in termini di iniziative, riconoscimenti regionali e progetti di espansione.
Le dimissioni arrivano in un momento cruciale, proprio quando la città avrebbe potuto capitalizzare il riconoscimento come capitale dell’arte contemporanea. «Nella peggiore tradizione isolana, può cominciare il percorso inverso», ha concluso Pumilia, lasciando intendere che le dinamiche attuali rischiano di compromettere i successi conquistati con fatica.