La settima sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la condanna a sei mesi di arresto e a mille euro di multa, per porto abusivo di arma per cui non è ammessa licenza fuori dalla propria abitazione, per il 26enne marsalese Gioacchino Sparla.
La Suprema Corte ha, infatti, ritenuto “inammissibile” il ricorso della difesa dell’imputato avverso la sentenza della Corte d’appello di Palermo, che il 24 gennaio 2024 aveva confermato la condanna emessa dal Tribunale di Marsala.
La Cassazione ha anche condannato Sparla al pagamento delle spese del procedimento e tremila euro in favore della cassa delle ammende. Nel ricorso in Cassazione, la difesa aveva lamentato “la manifesta illogicità della motivazione, nonché la erronea applicazione dell'art. 4 co. 2 e 3 L. 110/75”. Il ricorrente riteneva, infatti, di dovere interpretare “l'indirizzo della giurisprudenza di legittimità circa la rilevanza della giustificazione fornita nell'immediatezza del fatto non già come immediatezza cronologica, bensì come riscontrabilità della giustificazione; tale interpretazione consentirebbe di rendere rilevante anche la giustificazione fornita in un momento successivo al controllo”. Ma per la Suprema Corte “l’interpretazione proposta dal ricorrente circa la finestra temporale entro cui può rilevare la comunicazione del giustificato motivo del porto è del tutto in contrasto con la consolidata giurisprudenza di legittimità sul punto, che è granitica nell'affermare che il ‘giustificato motivo’ rilevante ai sensi dell'art. 4 della legge 18 aprile 1975, n. 110, non è quello dedotto a posteriori dall'imputato o dalla sua difesa, ma quello espresso immediatamente, in quanto riferibile all'attualità e suscettibile di una immediata verifica da parte dei verbalizzanti”. Come stabilito da una sentenza (la n. 19307) emessa dalla prima sezione della Cassazione il 30 gennaio 2019.