La Sicilia, con i suoi 82.290 reati ambientali registrati negli ultimi trent'anni, si conferma tristemente al terzo posto in Italia nella classifica degli ecoreati. Un’isola di straordinaria bellezza, continuamente violata dalle azioni delle ecomafie che, con un attacco incessante al territorio, lasciano ferite profonde nell’ambiente e nelle comunità.
I numeri del disastro ambientale
Tra il 1994 e il 2023, le ecomafie hanno commesso in Italia 902.356 illeciti ambientali, una media di un reato ogni 18 minuti. La Sicilia è tra le regioni più colpite, preceduta solo da Campania e Calabria, e si distingue per l’alto numero di reati legati al ciclo illegale del cemento (17.346) e al traffico di rifiuti (9.972). Questi numeri non sono solo statistiche, ma il segno tangibile di un assalto sistematico al patrimonio naturale e culturale dell’isola.
Traffico di rifiuti e cementificazione selvaggia
Il traffico illecito di rifiuti è una delle piaghe principali. Dal 2002, in Italia sono state condotte 608 inchieste, che hanno portato a 3.424 arresti e al sequestro di oltre 60 milioni di tonnellate di rifiuti, molti dei quali destinati a stati esteri, specialmente in Africa. La Sicilia è uno dei nodi principali di questa rete criminale.
Anche il ciclo illegale del cemento ha lasciato un segno indelebile sul territorio siciliano, deturpando paesaggi unici e contribuendo al degrado ambientale con costruzioni abusive e devastanti per l’ecosistema.
I numeri nelle province
Nel 2024, in Sicilia sono stati registrati complessivamente 926 reati ambientali. Palermo guida la classifica con 710 illeciti, 705 persone denunciate, 12 arresti e 180 sequestri. Segue Agrigento con 523 reati, 364 denunce e 107 sequestri, e Messina con 448 reati, 394 denunce e 87 sequestri.
Trapani si colloca al quarto posto con 420 reati, 406 denunce, 17 arresti e 44 sequestri. Catania registra 372 reati, 217 denunce e 62 sequestri, mentre Siracusa conta 258 illeciti, 231 denunce e 47 sequestri. Chiudono la classifica Caltanissetta (104 reati), Enna (85 reati) e Ragusa (76 reati).
I numeri evidenziano l’urgenza di azioni concrete contro l’illegalità ambientale nell’isola, con una forte concentrazione di reati nelle province occidentali.
La necessità di azioni concrete
Il rapporto di Legambiente, presentato durante la conferenza nazionale "Ambiente e legalità", sottolinea che, nonostante i progressi nella legislazione ambientale, la strada è ancora lunga. Strumenti come la legge sugli ecoreati del 2015 hanno dato un importante contributo, ma rimangono lacune significative. L’introduzione di norme per contrastare le agromafie e i reati contro gli animali e il recepimento della direttiva europea sulla tutela ambientale sono alcune delle priorità indicate.
Un appello per il futuro
"Non c’è tutela dell’ambiente senza legalità", ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. L’educazione alla legalità, a partire dai banchi di scuola, è essenziale per sensibilizzare le nuove generazioni. Solo un impegno corale delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della società civile potrà arginare il fenomeno delle ecomafie, che non rappresenta solo un problema ambientale, ma un ostacolo allo sviluppo economico e sociale della Sicilia e del Paese intero.
La bellezza della Sicilia merita di essere protetta, non violentata. La lotta agli ecoreati deve diventare una priorità per restituire all’isola l’integrità che le spetta.