Il giornalismo non è un crimine. Riportiamo a casa Cecilia Sala.
È il titolo dell'editoriale di Claudio Cerasa direttore de Il Foglio,giornale con il quale collabora la giornalista, arrestata in Iran lo scorso 19 dicembre con accuse generiche. Cecilia era in Iran, con un visto regolare, per raccontare una nazione in cui l'informazione viene soffocata a colpi di repressione, di minacce, di intimidazioni, di violenza, di detenzioni e i primi destinatari sono appunto i reporter. La notizia è stata tenuta riservata fin quando l’ambasciatrice Paola Amadei le ha fatto visita, constatando che è in buone condizioni e si sono congedate con un abbraccio. Sono state avviate le procedure per farle avere generi di conforto e prodotti per l’igiene. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel chiedere massimo riserbo, ha confermato che il governo sta lavorando per riportarla in Italia.
Anche la Commissione europea "segue da vicino" la vicenda, ha fatto sapere il portavoce dell'esecutivo Ue responsabile per la Politica estera, Anouar El Anouni, senza aggiungere altri commenti a tutela della riservatezza dei contatti diplomatici. A Bruxelles il caso è considerato particolarmente "sensibile" in relazione che a Teheran vige un regime. Il Foglio ha deciso di dar conto della storia di Cecilia dopo aver avuto rassicurazioni, dai capi della diplomazia italiana, che mettere al corrente i lettori della notizia del suo arresto non avrebbe rallentato gli sforzi diplomatici per riportarla a casa. Si sospetta che la scelta di detenerla, sia per la dittatura teocratica una reazione all'arresto a Malpensa ai fini dell’estradizione di un trentottenne originario dell’Iran responsabile, secondo l’autorità giudiziaria statunitense, di associazione per delinquere finalizzata alla violazione dell’International Emergency Economic Power Act e per la fornitura di supporto materiale a un’organizzazione terroristica straniera - la Ircg, ossia il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche - cui avrebbe ceduto componenti elettroniche per la costruzione di armi letali come i droni, per compiere attentati. Conoscendo Ali Khamenei,l'Ayatollah guida suprema dell'ex Persia il malfido è quasi certezza. Trattasi di un'aggressione alla nostra libertà, a ciò che noi nati ad occidente, nonostante qualche distorsione, reputiamo sacra: la democrazia. Perché il giornalismo non è un delitto, è indipendenza.
Si spera che la fine del 2024 ci regali il ritorno a casa di Cecilia.
Vittorio Alfieri