Che cosa significa ricordare? A Salemi, al Circolo ARCI Peppino Impastato, dove ancora si può respirare – a pieni polmoni – la stessa voglia di cambiamento culturale di cui forse anche Peppino Impastato si nutriva diversi chilometri più a nord, la presentazione di un libro in pieno dicembre ha stuzzicato questa domanda.
Un libro, “Enigma Palermo”, scritto a quattro mani da Leoluca Orlando e Constanze Reuscher, oggi volto noto di La7 ma da anni corrispondente in Italia per la stampa tedesca, che racconta gli anni più turbolenti di Palermo, quelli che Leoluca Orlando ha affrontato innegabilmente da protagonista e che, da protagonista, ha scelto di raccontare.
«Palermo è Beirut», esordisce Leoluca Orlando di fronte al pubblico che è venuto ad ascoltarlo, lì a Salemi. «Non una semplice città del sud Italia, ma una città del sud globale. E per questo è ricca di contraddizioni: popolare e aristocratica, pulita e sporca, antica e moderna». Ma soprattutto, ci spiega, è zona grigia: un territorio, cioè, dove i confini tra bene e male si annullano; si mescolano. «E il fondamento della cultura mafiosa sta in questo continuo alimentare la zona grigia».
La lotta alla cultura mafiosa è stata, del resto, il leitmotiv della carriera di Orlando. A partire dagli anni della Primavera di Palermo, quelli del suo primo mandato da Sindaco, schierato tra le file della Democrazia Cristiana. Già allora, come ha raccontato Orlando, si aveva percezione di una Democrazia Cristiana di luci e ombre. «Dentro i palazzi c’erano, sì, uomini che lottavano contro la mafia: ma erano uomini isolati, non ricevevano supporto».
Tra i questi Piersanti Mattarella, il cui ricordo si intreccia a un episodio significativo avvenuto a Cinisi, poco dopo l’assassinio di Peppino Impastato. In quell’occasione Mattarella e Orlando, giunti lì per un comizio, si trovarono di fronte a una comunità straziata dal lutto e carica di rabbia, che accusò duramente – e pubblicamente – la Democrazia Cristiana di essere complice degli assassini. Secondo il racconto dell’ex sindaco, subito dopo quel comizio Piersanti Mattarella confidò in privato di condividere quella rabbia e di aver timore che, anche lui, sarebbe morto un giorno per mano del partito.
In “Enigma Palermo”, gli autori tracciano una storia che non è soltanto quella di Palermo, ma è la storia di tutte le realtà siciliane che in questi anni hanno resistito con tenacia al radicamento della criminalità organizzata, cioè a quello che Orlando definisce «un consolidato culturale» favorevole alla mafia. Una storia fatta di zone grigie e di prepotenze, ma anche di una straordinaria forza collettiva che è emersa proprio in risposta alla criminalità.
Allora ricordare, e in particolare ricordare questa storia, significa tenere viva quel senso di ribellione e saperne trarre insegnamento: perché Palermo, pur con le sue ombre, è l’esempio luminoso di un cambiamento che è possibile.
Daria Costanzo