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28/12/2024 06:00:00

I fatti del 2024 / Dai soldi da riciclare al controllo dei pascoli. Le operazioni antimafia

 Nel corso del 2024, la provincia di Trapani è stata teatro di diverse operazioni antimafia di rilievo, condotte dalle forze dell'ordine. Queste azioni hanno mirato a smantellare le strutture di Cosa Nostra nel territorio, portando all'arresto di numerosi esponenti mafiosi e alla scoperta di intrecci tra criminalità organizzata, politica e affari.

Sono operazioni, quelle che raccontiamo oggi, che prescindono dalle indagini sulla rete di fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. La mafia in provincia i Trapani è sempre molto presente, come testimoniano le diverse inchieste, ma è sempre più messa all’angolo dalle forze dell’ordine. Nella maggior parte delle indagini, quello che emerge, è che la mafia è così depotenziata che si limita ad affari molto meno redditizi del passato. Come, ad esempio testimonia, l’ultima operazione tra Marsala e Mazara del Vallo

La mafia dei pascoli tra Marsala e Mazara
Il 16 dicembre, un'importante operazione ha portato all'arresto di 18 persone tra Marsala e Mazara del Vallo. Le indagini hanno rivelato come l'organizzazione mafiosa controllasse settori chiave dell'economia locale. La mafia imponeva la propria autorità sugli allevatori, decidendo chi potesse utilizzare le terre e ricorrendo a minacce e violenze per mantenere il controllo. Una vecchia attività, quella della mafia, di controllare i pascoli.Tra gli arrestati figurano nomi di spicco come Domenico Centonze, ritenuto braccio operativo del capo mandamento Dario Messina, e Luigi Prenci, imprenditore accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo le indagini l’imprenditore, attivo nel settore dei supermercati e della pesca, si sarebbe servito di Cosa Nostra per espandere i propri affari, in cambio dell'assunzione di affiliati o loro familiari.
L'organizzazione influenzava le aste, assicurandosi che beni immobili finissero nelle mani di soggetti vicini alla mafia, spesso intimidendo o estromettendo potenziali acquirenti legittimi.

 



Il tesoro di Riina da riciclare e gli affari a Favignana
Un complesso intreccio di interessi illeciti, rapporti con la 'Ndrangheta, controllo sugli appalti pubblici e il tentativo di infiltrarsi nel settore della grande distribuzione. Questi i principali filoni dell'operazione antimafia che ha portato all'arresto di 11 persone tra le province di Trapani e Palermo, con accuse che spaziano dall’associazione mafiosa alla corruzione, fino all’autoriciclaggio. L'indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, avrebbe svelato il rapporto tra uomini con un passato criminale importante e “colletti bianchi”. Tra gli arrestati Salvatore Angelo, 75enne imprenditore di Salemi e fedelissimo di Matteo Messina Denaro. Secondo le indagini, Angelo, già condannato per mafia e uscito dal carcere nel 2019, era tornato in libertà per riprendere il suo ruolo al servizio di Cosa Nostra, in particolare nel settore del riciclaggio di denaro.
Al centro delle indagini c'è un tesoro milionario depositato in un conto di una filiale di Francoforte della Deutsche Bank. Il denaro sarebbe appartenuto a esponenti mafiosi palermitani sconfitti nella seconda guerra di mafia da Totò Riina. Con la morte di Riina nel 2017, questi boss sono tornati a Palermo, con l'obiettivo di recuperare i loro patrimoni mai sequestrati. Nelle attività del gruppo criminale non solo il riciclaggio di un vecchio tesoretto della mafia e gli affari nei supermercati. Il controllo degli appalti è sempre stata attività di primo piano per la consorteria mafiosa trapanese.
Così il gruppo sarebbe riuscito a condizionare la gara indetta dalla società di pubblico servizio che gestisce la rete e l’erogazione dell’energia elettrica a Favignana. L’appalto riguarda la realizzazione di quattro linee di distribuzione e due cabine di trasformazione. Obiettivo: fare vincere una una società di due imprenditori mazaresi.

 

 

Operazione ad Agrigento con ramificazioni nel Trapanese
Il 17 dicembre 2024, i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, con il supporto dei colleghi di Palermo, Trapani e Caltanissetta, hanno eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla DDA di Palermo. L'operazione ha interessato diversi centri, tra cui Mazara del Vallo, Partanna, Campobello di Mazara e Castelvetrano nel Trapanese, portando al fermo di 23 indagati accusati di far parte di Cosa Nostra e di essere coinvolti in associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e altri reati. Sono tre le persone di Castelvetrano arrestate. Si tratta di Fabrizio Messina Denaro (non è parente del boss deceduto), Francesco Firenze, e Cosimo Ferro.
Fabrizio Messina Denaro si è distinto come uno degli intermediari più attivi nelle trattative per la compravendita di stupefacenti. Operativo nel Trapanese, il suo ruolo era quello di facilitare il dialogo tra fornitori e acquirenti, garantendo che le transazioni si svolgessero con successo. Messina Denaro era in contatto costante con figure di spicco come Vincenzo Parla e Francesco Firenze, assicurandosi che ogni dettaglio logistico fosse curato. La sua capacità di negoziare e di mantenere rapporti stabili con le parti coinvolte lo rendeva un elemento cruciale nella catena del traffico di droga.

Francesco Firenze ha collaborato strettamente con Messina Denaro, condividendo con lui il compito di mediazione. Firenze si occupava, in particolare, di garantire che le operazioni si svolgessero secondo i piani, gestendo i contatti locali e supervisionando le fasi più critiche delle transazioni. La sua presenza era fondamentale durante le consegne e nei momenti di crisi, come dimostrano le difficoltà affrontate in occasione della cessione del 3 novembre 2023, dove il suo intervento è stato determinante per il buon esito dell'operazione.
Cosimo Ferro, attivo nella zona di Tre Fontane, a Campobello di Mazara, rappresentava il punto finale della catena criminale, ricoprendo il ruolo di acquirente principale. La sua partecipazione era spesso caratterizzata da difficoltà finanziarie, che causavano ritardi nella conclusione delle trattative. Tuttavia, Ferro si affidava completamente alla rete organizzativa gestita da Messina Denaro e Firenze per assicurarsi l'arrivo delle partite di cocaina.

Mafia e politica ad Alcamo
Il 16 settembre 2024, un'importante operazione ha colpito le famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi. Dieci persone sono state arrestate, tra cui l'ex senatore Nino Papania e l'ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone. Le accuse spaziano dall'associazione a delinquere di stampo mafioso allo scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo mafioso. L'indagine ha rivelato un sistema di corruzione che coinvolgeva concorsi pubblici, con l'influenza della mafia locale nelle assunzioni presso l'ASP di Trapani.

Queste operazioni testimoniano l'impegno costante delle forze dell'ordine nel contrastare la criminalità organizzata nella provincia di Trapani, evidenziando al contempo le profonde infiltrazioni mafiose nel tessuto politico ed economico locale. Nel corso del 2024, inoltre, sono andati avanti diversi processi scaturiti da operazioni antimafia degli anni passati. Il 2024 è stato l’anno in cui è morto Vito Nicastri, re dell’eolico, diverse volte finito sotto inchiesta e arrestato per i suoi presunti rapporti con Cosa nostra.



Native | 2024-12-28 08:00:00
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