La lucidità di Repesa dopo la sfida di Milano. Rebus Pleiss
Olimpia Milano, semplicemente più forti. È il laconico commento di un match che partito benissimo (22 a 11dopo 7 minuti) è scivolato malamente nel verdetto finale, 105 a 90 per i meneghini.
Lo score finale parla fin troppo chiaro: 12 su 25 da 3 e 45 punti arrivati dalla panchina ammazzerebbero un toro ed i denti affilatissimi mostrati contro Trento sono stati facilmente arrotati dalla squadra di coach Messina.
Se poi si concedono i massimi in stagione a giocatori come Mirotic 29 punti ed arcigna difesa, a Shields 22 punti conditi da assist e rimbalzi ed i season-high nel punteggio finale e nei punti arrivati dalla panchina ai milanesi (ben 45) , risulta fin troppo chiaro che sarebbe stato più facile scalare l’Everest anche senza l’aiuto degli Sherpa.
Sull’altro fronte, a parte i ventelli registrati da Alibegovic, Notae e Galloway, gli unici a salvarsi dal naufragio generale, è arrivato poco o nulla. Se poi consideriamo che in cabina di regia sia venuto a mancare il suo catalizzatore, Robinson, il quadro appare lapalissiano.
Horton ha disputato la peggiore partita da quando ha messo piede a Trapani, firmando una virgola sul suo score, sovrastato sempre dall’atletismo e dalla classe dei pivot avversari. Nonostante ciò, Repesa ha tenuto costantemente in panchina Pleiss facendolo giocare, una manciata di minuti. Dei due americani ultimi arrivati, ha giocato meglio Eboua che almeno ha timbrato il cartellino con 10 punti ed alcuni rimbalzi. Evanescente Brown, a secco nel punteggio e decisamente fuori da ogni schema. Ciò nonostante, Trapani era riuscito con la sola spinta dell’orgoglio, a rientrare in partita (meno 11 con più di 3 minuti da giocare), ma Messina, con i rientri sul parquet di Mirotic e Shields, spegneva gli ultimi e velleitari fuochi. In definitiva, una sconfitta in casa di una delle squadre più forti in Europa ci poteva anche stare. Lo ha sottolineato a fine match il coach croato: “Milano ha strameritato, noi abbiamo avuto poco dalla panchina. Tutti i giocatori hanno avuto plus/minus molto bassi ed in queste condizioni era impossibile vincere”. Una diagnosi competente ed onesta e che fotografa in pieno l’andamento della partita.
Decisamente fuori luogo invece i commenti del Presidente Antonini che ricalcano a grandi linee quelle espresse nel calcio:” Era tutto previsto, falli a ripetizione fischiati a Alibegovic, Horton e Eboua. Alcuni scandalosi” E poi una sonora bordata anche al Presidente della Federazione: “Presidente è questo il futuro del basket di cui mi hai parlato? Se è questo me ne tirerò presto fuori”. Dichiarazioni estremamente gravi atte solo ad alimentare polemiche e creare nuovi nemici, come se di vecchi non ce ne siano già abbastanza. E ciò che lascia assolutamente basiti è che sono assolutamente divergenti da quelle rilasciate dal coach assunto in estate dallo stesso Tycoon romano. Divergenze in atto? Difetto di comunicazione? Non si sono parlati prima del rilascio delle dichiarazioni? O forse il cosiddetto pomo della discordia risiede nell’ingaggio di Pleiss, il giocatore più pagato dell’intero roster e che difficilmente rientra negli schemi che Repesa impone ai suoi assistiti. Non è colpa del lungagnone pivot tedesco che possiede un background di tutto rilievo avendo militato in Nazionale e reduce da ottimi campionati in Turchia ed in Eurolega. E allora? Si tratta di un rebus da chiarire nel più breve tempo possibile. Se dopo gli acquisti degli ultimi due americani il pivot non rientra più nei piani strategici del tecnico croato, è preferibile immetterlo sul mercato, anche se a quei prezzi (600 mila di ingaggio) non saranno in molti a fare la fila al PalaIlio per acquistarlo. E trattarlo come un vuoto a perdere sarebbe ingeneroso nei confronti di un atleta serissimo come uomo ma che, per le sue caratteristiche, non può trovare spazio a Trapani. Quindi al Presidente non resta altro che mettere mano al portafoglio, sacrificare parte dei lauti guadagni finora conseguiti (ipse dixit) e ritornare al più presto sul mercato e puntare su una franchigia americana con le caratteristiche simili al Colosso di Rodi. Se vuol mirare allo scudetto, anche in veste di matricola o entrare nell’Europa che conta (cioè arrivare tra le prime 4), non deve perdere troppo tempo. I responsi del parquet finora hanno parlato chiaro e i Trapanesi si fidano di più dei pareri di un tecnico abilissimo e dal notevole carisma, maturato in 32 anni di esperienza da coach, che di un neofita che colleziona topiche.
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