«La gioia del Natale si incontra con le nostre attese più profonde che, se “ascoltate”, ci rendono cercatori di speranza, ascoltatori attenti della Parola». Con queste parole, monsignor Angelo Giurdanella, Vescovo della Diocesi, apre il suo messaggio augurale per il Natale, un invito a vivere le festività con spirito autentico e rinnovato, lasciandosi guidare dalla speranza e dalla sobrietà.
Un Natale di cammino e relazione
Nel suo messaggio, il Vescovo sottolinea come il Natale porti con sé un annuncio di gioia che quest’anno acquista un significato speciale con l’inizio del Giubileo, indetto da Papa Francesco. «Se ci mettiamo in cammino, avremo una sorpresa e una gioia grande: scopriremo che Dio ci ha preceduti, si è messo Lui per primo in cammino verso di noi. La nostra meta diventa non un luogo, ma una relazione viva con un Dio che nel piccolo rivela la grandezza di un amore smisurato, un amore che salva, un amore che raduna», scrive monsignor Giurdanella.
Un distacco dalla mentalità dominanteIl Natale, suggerisce il Vescovo, richiede un distacco dalla mentalità dominante, non per un senso moralistico, ma per liberare il cuore da idolatrie come il potere, le mafie, il piacere, il denaro e l’ossessione per i social. Questi elementi, secondo Giurdanella, portano ad asservimento, invidia, ottundimento dell’intelligenza, pettegolezzo e conformismo, allontanando dal vero significato della festa.
Sobrietà e cura del prossimo
Nel suo invito a riscoprire la sobrietà, monsignor Giurdanella specifica che essa non è in contrasto con la festa, ma anzi la arricchisce: «Sa unire la gioia dell’incontro e della mensa con l’attenzione alla sofferenza del fratello e alla cura della casa comune». Un richiamo a uno stile di vita consapevole e responsabile, fondato su un “consumo critico” e scelte etiche che tengano conto del bene collettivo e della sostenibilità.
Un richiamo alla giustizia e alla pietà
Infine, il Vescovo esorta a vivere con giustizia e a riscoprire la pietà come elementi essenziali per un Natale autentico, che non si riduca a una celebrazione effimera, ma diventi occasione di crescita personale e comunitaria.