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16/12/2024 09:04:00

Colpo alla mafia di Mazara e Marsala, 18 arresti. Dai supermercati alle aste, nomi e affari

10,25 -  Ecco i nomi degli indagati nell’operazione antimafia di oggi tra Marsala e Mazara del Vallo.

il gip Fabio Pilato ha disposto il carcere per Aurelio Anzelmo, 39 anni, di Mazara del Vallo, Pietro Burzotta, 65 anni, di Mazara del Vallo, Domenico Centonze, 49 anni di Mazara del Vallo, Pietro Centonze, 55 anni, di Marsala, Ignazio Di Vita, di 52 anni, di Mazara del Vallo, Alessandro Messina, 42 anni di Mazara del Vallo e Luigi Prenci di 54 anni, di Mazara del Vallo.


Ai domiciliari sono finiti Giancarlo Nicolò Angileri, 60 anni di Trapani, Paolo Apollo, 74 anni di Mazara del Vallo, Antonino Giovanni Bilello, 61 anni di Marsala, Vito Ferrantello, di 42 anni di Mazara del Vallo, Michele Marino di 64 anni di Marsala, Giovanni Piccione, 57 anni di Marsala, Giuseppe Prenci di 27 anni, di Mazara del Vallo, Massimo Antonio Sfraga, 46 anni, di Mazara del Vallo e Gaspare Tumbarello di 48 anni di Marsala.

Obbligo di dimora presso il comune di residenza Lorenzo Buscaino, 63 anni di Mazara del Vallo.

 

10,00 -  Diciassette arresti e un obbligo di dimora: questo è il bilancio dell’operazione antimafia condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). Le indagini hanno smantellato una rete mafiosa radicata nel territorio di Mazara del Vallo, rivelando un sistema di controllo economico e criminale orchestrato dal mandamento locale di Cosa Nostra.


Tra gli arrestati spicca il nome di Domenico Centonze, allevatore e presunto braccio operativo del capo mandamento Dario Messina, attualmente detenuto. Centonze avrebbe assunto un ruolo chiave nelle attività mafiose: riscuotere crediti, gestire controversie anche con metodi violenti, organizzare un traffico di stupefacenti tra Palermo e Mazara del Vallo e controllare le aste fallimentari delle aree di pascolo. In carcere è finito anche Alessandro Messina, fratello di Dario Messina.

Un altro nome rilevante è quello dell’imprenditore Luigi Prenci, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Prenci, dal 2020, ha avviato una rete di supermercati a marchio Crai e ha diversificato le sue attività diventando armatore con pescherecci specializzati nella pesca del gambero rosso. Secondo gli inquirenti, la sua scalata imprenditoriale sarebbe avvenuta con il sostegno della mafia, a cui avrebbe garantito:

  • Posti di lavoro ad affiliati e loro parenti;
  • Aiuti finanziari per l’avvio di nuove attività;
  • Acquisto di beni all’asta, che ritornavano nella disponibilità di persone contigue all’organizzazione mafiosa.

Gli investigatori hanno individuato un sistema capillare di controllo economico, in particolare nelle aree di pascolo. In questo contesto, sono finiti in manette Pietro Burzotta e Paolo Apollo, genero e cognato di Vito Gondola, storico reggente del mandamento e figura centrale nel sistema di comunicazione dei “pizzini” per Matteo Messina Denaro. Burzotta e Apollo avrebbero avuto un ruolo determinante nella gestione e spartizione delle aree.


Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di:

  • Associazione per delinquere di stampo mafioso;
  • Porto abusivo d’armi;
  • Turbata libertà degli incanti;
  • Estorsione;
  • Rapina;
  • Favoreggiamento personale.

09,00 - Colpo alla mafia di Mazara del Vallo. 18 persone sono state raggiunte da misure cautelari. Al centro dell'inchiesta il braccio destro del capo mandamento di Mazara, oggi detenuto, che avrebbe preso il controllo degli affari. 

Allevamenti, controllo delle aste fallimentari e traffico di droga erano le principali attività. Tra gli arrestati anche un imprenditore attivo nel settore dei supermercati che avrebbe creato un impero grazie al sostegno dell'organizzazione criminale. L'inchiesta, della DDA di Palermo, ha portato al blitz di questa mattina da parte della Guardia di Finanza. 

 Qui i dettagli.

Nelle prime ore di questa mattina, la Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito un’importante operazione antimafia, dando esecuzione a un’ordinanza del G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.). Diciotto persone sono state raggiunte da misure cautelari: 7 in carcere, 10 ai domiciliari e 1 con obbligo di dimora.

Contestualmente, sono state effettuate perquisizioni presso abitazioni e locali riconducibili agli indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, porto abusivo di armi, turbata libertà degli incanti, estorsione, rapina e favoreggiamento personale.

Il controllo mafioso del territorio
Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, hanno svelato le dinamiche illecite della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, documentando l’ascesa di un individuo attivo nel settore dell’allevamento ovino. Questo soggetto, considerato il braccio operativo del capo mandamento (attualmente detenuto), è diventato una figura di riferimento per le attività criminali dell’organizzazione, tra cui la riscossione di crediti, la risoluzione di controversie e la gestione di un traffico di stupefacenti tra Palermo e il territorio trapanese.

Le investigazioni hanno inoltre rivelato il potere di controllo economico esercitato dalla mafia tramite la gestione delle aste fallimentari e delle aree di pascolo, con episodi documentati di violenza in caso di mancato rispetto degli accordi.

Il ruolo dell’imprenditore e la rete di supermercati
Un altro elemento chiave dell’inchiesta riguarda un noto imprenditore mazarese che, grazie al sostegno della mafia locale sin dalla metà degli anni 2000, ha costruito una rete capillare di supermercati e ampliato i propri affari in diversi settori. In cambio, l’imprenditore avrebbe garantito:

L’assunzione di affiliati e loro parenti;
Sostegni finanziari per l’avvio di nuove attività;
L’acquisto di beni all’asta riconducibili alla mafia, restituendoli così nella disponibilità dei soggetti coinvolti.


Impegno contro le infiltrazioni mafiose
L’operazione, che ha coinvolto oltre 150 finanzieri, è un duro colpo al sistema mafioso e testimonia l’impegno della Guardia di Finanza, su delega della D.D.A., nel contrastare ogni infiltrazione criminale nell’economia locale. L’obiettivo è tutelare la legalità e garantire condizioni di competitività economica sul territorio.