La conquista della Siria da parte dell'organizzazione Hay'at Taḥrīr al-Shām, formata da ribelli sunniti e guidata da Aḥmad Ḥusayn al-Sharʿa, terrorista siriano, ha riportato alla memoria un'idea espressa da Papa Francesco nel 2014: la "terza guerra mondiale a pezzi". Dopo due decenni, i conflitti sono diventati 56, di cui 48 vedono coinvolto almeno uno Stato. Bergoglio, già dieci anni fa, aveva una visione geopolitica lucida e profetica. D'altronde, il vescovo di Roma è gesuita, un ordine che non si limita alla dimensione religiosa, ma si distingue per un approccio politico e per la formazione strategica dei suoi chierici.
L'attenzione globale si è concentrata sul conflitto in Ucraina nel 2022 e sulla Palestina dal 2023, lasciando nell’ombra molte altre guerre in corso. La Siria, invece, ci ha ricordato che nelle guerre civili spesso intervengono anche potenze straniere. A soli 300 km dall’Italia si combatte in Libia, dove Putin sostiene il generale Khalifa Haftar, mentre Erdogan appoggia il governo di unità nazionale riconosciuto dalla comunità internazionale e guidato dal primo ministro Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh.
In Africa, i conflitti attivi sono circa 30, mentre in Asia se ne contano 20. Tra questi, uno coinvolge due giganti demografici: Cina e India. Lo scontro sui confini dell'Himalaya occidentale, iniziato nel 2020, ha visto continue tensioni militari, anche se due mesi fa è stato raggiunto un accordo per fermare i combattimenti.
Le guerre non producono solo distruzione ma anche migrazioni di massa. Milioni di persone fuggono dai conflitti per cercare rifugio in Europa, dove il vecchio continente fatica a gestire l’accoglienza. Paradossalmente, un eventuale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe portare a una riduzione temporanea di alcuni conflitti, visto il suo interesse diretto per Kiev e Gaza. Tuttavia, i costi e le implicazioni di tale focus geopolitico richiedono una riflessione approfondita.
Vittorio Alfieri