In Sicilia siamo brutti, ignoranti e cattivi. Ma questa è una iperbole e, a giudicare dagli ultimi report statistici pubblicati in Italia, forse è il caso di spiegare cosa una iperbole sia: praticamente, una esagerazione.
Ironia a parte, il ritratto che è emerso di recente su noi siciliani è impietoso. In Sicilia non si legge, in Sicilia – se si legge – non sempre si capisce quello che il testo dice. Certo è un quadro drammatico anche a livello nazionale: di sicuro l’Italia non è (più?) un paese di intellettuali e, se guardiamo anche al mondo che ci circonda, ci accorgeremo che l’amore per il sapere, cioè il desiderio di imparare, sia ormai in fondo alla lista degli interessi personali dell’essere umano. Quindi, se non avete letto nemmeno un libro nell’ultimo anno, rilassatevi: siete in buona compagnia. Se ne avete letto uno, o più di uno, addirittura più in un mese, rilassatevi comunque: siete in buona compagnia lo stesso, e nessuno – tra l’altro – ha intenzione di celebrarvi con un premio.
Il crollo della cultura, per secoli status symbol, era forse inevitabile in un’epoca in cui le distanze sociali sono (apparentemente) corte, se non addirittura inesistenti. Ci separano i soldi, questo è vero, ma la cultura è difficile da monetizzare. Resta il fatto che la cultura serve, a noi stessi e al mondo; di conseguenza non c’è da gioire sui risultati messi in luce da Istat e OCSE in quest’ultimo mese.
La Sicilia ultima in classifica per libri letti
Secondo il report Cultura e tempo libero 2024, redatto da Istat, in Sicilia soltanto il 25,3% di persone ha letto almeno un libro nell’ultimo anno. Almeno un libro vuol dire che questo dato include i lettori deboli (che leggono da 1 a 5 libri in un anno), i superlettori (oltre i 40 libri l’anno), e tutto quello che ci sta nel mezzo.
È il dato peggiore della penisola. Sopra di noi, e sempre agli ultimi posti, due regioni che spesso ci tengono la mano in questo nostro declino: la Calabria e la Campania, che contano rispettivamente il 26,4% e il 26,5% di lettori. Sul podio invece la Provincia Autonoma di Trento che, da sola con i suoi 545 mila abitanti, supera tutti e registra il 55,9% di lettori.
La ricerca è stata condotta su un campione di cento persone per regione o provincia autonoma con le stesse caratteristiche. L’indagine riguardava, nello specifico, la lettura di giornali e libri, ma escludeva la lettura per ragioni di lavoro o di studio.
Certo la Sicilia, in questo ambito, parte già con un certo svantaggio. Secondo un articolo di L’Internazionale, molti quotidiani (La Stampa, Domani, il Manifesto e il Riformista) in Sicilia nemmeno vengono distribuiti. I libri, specie le nuove uscite, hanno un costo tra 18 e 22 euro il che ha un impatto diverso su un reddito netto familiare medio che, in Sicilia, è di circa 28mila euro, ma nella Provincia Autonoma di Trento è quasi il doppio (42mila euro). Senza contare che le biblioteche non rappresentano un’alternativa altrettanto valida: l’indice di dotazione, ovvero il rapporto tra il patrimonio di una biblioteca e il numero di abitanti, in Sicilia è molto basso. Se nella Provincia autonoma di Trento si contano 7 libri pro capite, in Sicilia il valore è inferiore a 2.
Questo basta a giustificare i dati visti finora? Forse no, ma sicuramente ci dà un’idea di quali sforzi è necessario fare e soprattutto in quale direzione.
Sicilia e Sardegna ultime per competenze cognitive
L’ultimo rapporto OCSE, realizzato da INAPP, racconta invece un Sud Italia davvero molto indietro, rispetto al resto del mondo, nel campo delle competenze cognitive. Su 42 Paesi, europei e extra europei, la capacità di comprendere un testo tra abitanti di Sicilia e Sardegna è al penultimo posto. Sotto di noi, soltanto il Cile.
E ancora, su 42 Paesi, europei e extra europei, la capacità matematica tra gli abitanti di Sicilia e Sardegna è al penultimo posto. Sotto di noi, soltanto il Cile.
E c’è di più. Su 42 paesi, europei e extra europei, la capacità di risolvere problemi pratici tra gli abitanti di Sicilia e Sardegna è all’ultimo posto. Sotto di noi, nessuno.
Non sappiamo far di conto, non capiamo quello che leggiamo, non sappiamo risolvere i problemi. E questo è un dato, tristissimo senza dubbio, ma che merita di essere sottolineato, evidenziato, usato contro ogni retorica: no, non siamo un popolo di menti illustri che non viene riconosciuto come tale; le storie dei cervelli in fuga dalla Sicilia non stanno raccontando niente di noi. Siamo abitanti di una regione su cui non si è investito mai, in cultura. E ora non ci resta che osservare le conseguenze.
Ma quindi siamo brutti, ignoranti e cattivi? No. E nemmeno stupidi, se è per questo. Ma una mente per fiorire necessita di attenzione, di cura. E da queste parti forse ne abbiamo vista poca.
Daria Costanzo