Giuseppe Gulotta, oggi 67enne, è uno dei simboli delle ingiustizie giudiziarie in Italia. La sua storia, segnata da un arresto il 13 febbraio 1976 per l’omicidio di due carabinieri ad Alcamo Marina , è culminata solo nel 2012 con il proscioglimento dopo una sentenza definitiva all’ergastolo. "Ho passato 22 anni in carcere senza colpa e in Italia le toghe non pagano mai," ha dichiarato Gulotta in un'intervista a La Stampa riflettendo sulla sua dolorosa vicenda.
Gulotta ha puntato il dito contro un sistema giudiziario incapace di ammettere errori e contro una politica pronta a cambiare idea solo quando il problema li tocca personalmente. "In Italia c’è un clima giustizialista, i politici si interessano solo se colpiti direttamente," ha detto. Gulotta ha ricordato il caso di Enzo Tortora, sottolineando come in Italia "gli errori giudiziari non siano un’eccezione, ma quasi una norma."
L’ex detenuto ha commentato anche l’istituzione della "Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari," sottolineando come sia importante, ma non sufficiente. "Non è un risarcimento per chi ha perso anni della propria vita. Perché quando ti sbagliano una vita, poi ridartela è impossibile," ha affermato con amarezza.
Gulotta ha ricevuto un risarcimento di 6,5 milioni di euro per l’ingiusta detenzione, ma il costo umano resta incommensurabile. "I magistrati non pagano mai, nemmeno quando si sbagliano in modo clamoroso," ha aggiunto, ribadendo la necessità di un sistema più equo e trasparente.
La vicenda di Giuseppe Gulotta non è solo un caso giudiziario, ma un monito per un sistema che deve riformarsi per garantire una vera giustizia. "Se sbagliano, dovrebbero pagare anche loro," ha concluso Gulotta, lasciando un messaggio che scuote profondamente le coscienze.