Tutto attorno Borgo Parrini (Partinico), poco oltre i ritratti di Dalì e Kahlo, subito dopo le guglie gaudiane e altri errori dello spazio-tempo, ancora si vedono sterminati campi da coltivare: il verde soleggiato della Sicilia occidentale che è rimasto autentico. È lì che nel 1993 si stabilisce la Cooperativa Sociale NoE (No Emarginazione), una realtà etica e solidale che attualmente si occupa di agricoltura sperimentale e di progetti di inclusione attraverso il lavoro della terra. Oggi però il futuro di Coop NoE è incerto: il terreno che gestisce la cooperativa, e che è stato finora al centro delle sue attività, è destinato a subire delle modifiche catastali che cancelleranno gli sforzi e gli investimenti portati avanti in questi anni.
Ma come mai queste modifiche non hanno bisogno del consenso della Cooperativa? La questione è semplice: il terreno gestito da Coop NoE appartiene al patrimonio indisponibile del comune di Partinico. Si tratta infatti di un bene confiscato alla mafia che l’ANBSC (ovvero, Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati) ha affidato direttamente al Comune. Secondo una procedura che, per altro, è tra le più comuni: come ci ha spiegato il dirigente della sede di Palermo, Cosimo Antonica, «l’Agenzia tende a dare precedenza a un ente pubblico, come per esempio un comune. Questo perché l’ente ha più capacità economico-finanziarie, e quindi progettuali. Un Comune, per esempio, è più aperto a finanziamenti rispetto al terzo settore.»
Nel momento in cui un comune riceve un bene confiscato alla mafia, questo rientra a tutti gli effetti nel suo patrimonio indisponibile, «e non può uscirne», secondo le parole di Antonica, «a meno che la destinazione finale del bene non violi i principi stabiliti nelle Linee Guida». Le Linee Guida dell’ANBSC sull’uso dei beni confiscati dicono infatti questo: i beni, una volta restituiti alla collettività, devono perseguire finalità sociali o istituzionali – ed è, questa, una condizione vincolante.
Il comune di Partinico però ha in mente una destinazione d’uso ben precisa per il terreno affidato alla cooperativa o, meglio, per una porzione di esso. Con delibera n. 234, l’amministrazione di Partinico infatti ha richiesto all’ANBSC una modifica che renderebbe il terreno, finora destinato a scopi sociali, un bene a scopo di lucro che servirà come «parcheggio pubblico a supporto del Borgo Parrini».
È possibile? Si può fare? La verità è che sì, anche questo è previsto nelle Linee Guida. «Gli enti pubblici che gestiscono un bene confiscato possono usarli ai fini di lucro», spiega ancora Antonica. «Dunque possono darlo anche in concessione a un privato, se lo ritengono opportuno, ma anche in quel caso ci sono dei vincoli». E sono vincoli che riguardano il profitto generato dagli immobili. Trattandosi di beni che devono essere restituiti alla collettività, in caso di attività lucrative il guadagno deve essere reimpiegato in progetti con finalità sociale. È anche per questo che l’Agenzia Beni Confiscati monitora periodicamente l’uso degli immobili: «per controllare se quel bene viene utilizzato secondo le finalità per cui è destinato.»
Ma c’è di più. Il comune di Partinico – in linea generale – ha tutto il diritto di modificare la destinazione d’uso del terreno, anche senza chiedere autorizzazione. In questo caso, però, il progetto del comune è di tipo lucrativo, per cui diventa necessario l’intervento del Consiglio Direttivo dell’ANBSC sulla decisione finale.
È a questo che si appella Simone Cavazzoli, attualmente responsabile legale della Cooperativa NoE. Che questo ci dice: «La Cooperativa NoE ha investito su questo terreno. La nostra è un’attività già avviata, che coinvolge attualmente circa 40 persone tra soci e collaboratori esterni». Persone che rischiano in effetti di perdere il lavoro, se la modifica venisse approvata. E continua: «Noi non siamo contrari all’idea di un parcheggio. Anzi ci siamo resi disponibili a gestire un parcheggio all’interno dell’area, coinvolgendo le persone che già aiutiamo con i nostri progetti di inclusione lavorativa delle persone con difficoltà».
La proposta della cooperativa prevede il coinvolgimento dell’associazione di Partinico “Io come voi”, che al momento supporta chi è affetto da problemi di salute mentale, e la creazione di duecento posti auto, distribuiti in due parcheggi distanti 250 metri l’uno dall’altro. «Ma», continua Cavazzoli, «l’Amministrazione non vuole saperne. Piuttosto preferisce abbattere il boschetto, che al momento viene usato per attività con la scuola, e rovinare le colture sperimentali che abbiamo portato avanti con le università».
È anche per questo che Coop NoE ha provato più volte a entrare in contatto con l’Agenzia dei Beni Confiscati, e in particolare con il dirigente Antonica. Senza ottenere risposte soddisfacenti. «L’Agenzia Beni Confiscati non risponde, non ci dice niente. Sono evasivi. Noi vorremmo soltanto trovare la soluzione migliore per tutti.»
A Tp24, Antonica dice che il Consiglio Direttivo dell’ANBSC valuterà i progetti in corso della Coop NoE. Ma spiega anche che la faccenda è più complicata di così: tra la cooperativa e il comune di Partinico esiste infatti un contenzioso, una causa civile e un ricorso al TAR di cui l’ANBSC deve tener conto. Questo perché gli attriti tra amministrazione di Partinico e Coop NoE hanno una storia lunga. «Il comune di Partinico cerca un casus belli», ci dice Cavazzoli. «Il sindaco ha forse per noi un’antipatia atavica, c’è un pregiudizio a monte». Un’antipatia che sembra riguardare lo schieramento politico di uno e dell’altro. Se così fosse, tanti progetti e posti di lavoro verrebbero persi per colpa di una presa di posizione. Abbiamo provato a contattare il sindaco di Partinico Pietro Rao, ma non è (ancora?) arrivata una risposta.
Nel frattempo la Coop NoE ha avviato una raccolta fondi per sostenere le spese legali, a cui si può accedere cliccando qui.
Daria Costanzo