Non è Luigi Filippo, l’ultimo re di Francia costretto ad abdicare nel 1848, ma Emmanuel Macron, il presidente della Quinta Repubblica francese, che oggi appare come un sovrano isolato. Dopo le elezioni europee dello scorso giugno, che hanno visto il trionfo dell’estrema destra guidata da Marine Le Pen, Macron ha tentato di invertire la rotta con il rischio calcolato di elezioni legislative anticipate.
Con la sua coalizione ridotta al 14% dei consensi, contro il 32% del Rassemblement National di Le Pen, Macron ha indetto nuove elezioni per l’Assemblea Nazionale, temendo che una sopravvivenza fino al termine del suo mandato nel 2027 sarebbe stata impossibile con una maggioranza fragile. Il primo turno delle legislative ha confermato la forza dell’estrema destra, spingendo Macron a invocare una "Alleanza repubblicana contro l’estrema destra". Una strategia simile al "patto di desistenza" dell’Italia degli anni ’90, quando Fausto Bertinotti e Romano Prodi siglarono un’intesa per arginare il centrodestra. Sebbene l’alleanza abbia permesso a Macron di evitare il tracollo elettorale, i problemi sono emersi nella composizione del governo.
Dopo la formazione del governo, la coalizione di sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, il Nuovo Fronte Popolare (NFP), ha scelto di non entrare nell’esecutivo. La situazione si è aggravata con la mozione di sfiducia presentata dall’NFP, un’iniziativa sostenuta anche dal Rassemblement National di Le Pen, che ha segnato un’inversione di posizione rispetto alle dichiarazioni precedenti.
In Francia, l’articolo 49 della Costituzione stabilisce che il governo può essere sfiduciato solo con una mozione firmata da almeno un decimo dei deputati e approvata dalla maggioranza assoluta dell’Assemblea. Sebbene inizialmente Le Pen avesse escluso di appoggiare una sfiducia, nelle ultime settimane il suo partito ha deciso di sostenere la mozione, aprendo una crisi politica senza precedenti. Di fronte alla sfiducia e alla crescente opposizione, Macron ha proposto un "governo di interesse generale". Questa mossa potrebbe segnare una svolta politica, poiché i socialisti, con i loro 66 deputati, si sono dichiarati pronti al dialogo. Tuttavia, ciò ha suscitato le ire di Mélenchon, che accusa i socialisti di tradire l’opposizione unitaria.
Macron, il “re solo”, tenta ora di costruire un’alleanza trasversale che lo tolga dall’isolamento politico. Se riuscirà a ricostruire una base solida, potrebbe trasformare questa crisi in un’opportunità per rilanciare il suo governo e consolidare il proprio ruolo sulla scena europea. Ma, al momento, il futuro della Francia politica rimane incerto.
Vittorio Alfieri