Rosalia Messina Denaro, la sorella dell'ex superlatitante, non è solo "Fragolone", il nome in codice usato nei pizzini del fratello. È la custode di segreti inconfessabili, la depositaria di informazioni cruciali che potrebbero svelare i misteri ancora irrisolti sulla rete di protezione e sul patrimonio accumulato da Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza.
"Fragolone" conosce i nomi dei complici che hanno custodito il tesoro e gli affari del boss. Uno in particolare, un misterioso personaggio indicato nei pizzini come "Parmigiano", sembra rivestire un ruolo chiave
Ma c'è un altro nome che emerge dalle carte dell'inchiesta: "Fragolina". Un soprannome che, data la vicinanza con "Fragolone", fa pensare a una persona strettamente legata a Rosalia. Chi si cela dietro questa identità? Potrebbe essere una delle due figlie, Lorenza o Maria, o forse un'amica fidata.
Un pizzino, in particolare, rivela un'operazione finanziaria che coinvolge tutti e tre i personaggi. Matteo Messina Denaro chiede alla sorella di ottenere 40mila euro da "Parmigiano", forse un imprenditore, con l'aiuto di "Fragolina". Il denaro, suddiviso in dosi da 5mila euro, doveva essere consegnato a "Fragolina" durante l'estate e poi, ulteriormente frazionato, passare a Rosalia in tranche da 2.500 euro. Ecco le istruzioni di Messina Denaro per la sorella: «Parmigiano deve fare dosi da 5mila euro e ogni volta le dà a Fragolina, in estate gli verrà facile vederla, e durante l’estate conclude il tutto. Fragolina ogni volta che avrà la dose di 5mila la darà a te ma in dosi ancora più piccole, cioè di 2.500 euro».
Questo intricato sistema di passaggi e nomi in codice solleva numerosi interrogativi:
Chi è "Parmigiano" e quale ruolo ha nella rete di Messina Denaro?
Qual è la vera identità di "Fragolina" e perché il boss si fidava di lei?
Dove sono finiti i 40mila euro e a cosa erano destinati?
Quali altri segreti si celano nella memoria di Rosalia e dei suoi familiari?
Le indagini proseguono, cercando di dipanare la fitta rete di relazioni e complicità che ha permesso a Matteo Messina Denaro di rimanere latitante per trent'anni. Rosalia, "Fragolone", è al centro di questo puzzle. La sua collaborazione potrebbe essere decisiva per svelare i segreti della famiglia e portare alla luce il tesoro nascosto del boss.
In questo complesso scenario emerge un'altra figura chiave: Andrea Bonafede, l'operaio comunale di Campobello di Mazara che ha prestato il suo nome al boss latitante. Bonafede, omonimo del geometra che ha fornito l'identità a Messina Denaro, si definisce uno degli "attori di questa storia", un uomo coinvolto suo malgrado in un intrigo che lo supera.
Interrogato il 19 ottobre scorso, Bonafede respinge le accuse dell'architetto Massimo Gentile, che lo indica come responsabile del furto dei suoi documenti, utilizzati poi da Messina Denaro per acquistare una moto e un'auto. Bonafede ammette di aver avuto in uso una fotocopia del documento di Gentile per regolarizzare la sua posizione Inps durante il periodo in cui lavorava nella sua azienda agricola, ma nega qualsiasi coinvolgimento nel furto.
Un altro elemento che incuriosisce gli inquirenti è il ritrovamento, nella macchina di Bonafede, di una chiave che apre il garage di via Castelvetrano a Mazara del Vallo, il covo in cui Messina Denaro trascorreva parte del suo tempo. Bonafede si dichiara estraneo alla vicenda, definendo il luogo un'"alcova" e sostenendo di non aver mai avuto accesso al garage.
Il suo nome si intreccia con quello di Rosalia Messina Denaro e dei fratelli Giuseppe e Sabrina Caradonna, tutti in possesso di chiavi che aprono i garage di via Castelvetrano. Un legame che alimenta i sospetti degli inquirenti e che getta nuova luce sul ruolo di Bonafede nella rete di protezione del boss.
Chi è dunque Andrea Bonafede? Un semplice operaio comunale finito casualmente in una storia più grande di lui o un complice consapevole, custode di segreti ancora da svelare? Le indagini proseguono, cercando di fare luce sul suo ruolo e sulle sue connessioni con gli altri "attori" di questa intricata vicenda.