Come risolvere il problema del caro voli, quel fenomeno algoritmico per il quale i tantissimi siciliani che lavorano al Nord Italia e che per le vacanze di Natale, vogliono tornare in Sicilia, dalle loro famiglie, si trovano costretti a sborsare cifre da capogiro per un biglietto aereo? La Regione ci sta provando in tutti i modi. E ieri, con i soliti fasti, ha presentato, l’ultima suggestiva, pensata: il treno. Ma non un treno qualsiasi. Una roba da sogno, quasi una magia che neanche Harry Potter per tornare nella sua Hogwarts. E il treno magico inventato dal governatore Renato Schifani e dalla sua giunta si chiama Sicilia Express. I biglietti costano a partire da trenta euro, e permetterà ai siciliani di riabbracciare i propri cari a Natale, raccogliendo gli expat isolani da Torino, dalla cui stazione partirà il 21 Dicembre, fino a Palermo, dove arriverà in sole ventidue ore, dopo aver toccato tutta Italia, da Milano a Roma a Salerno.
Per mettere su questo treno dei desideri, per dirla alla Paolo Conte (ma occhio, che nelle canzoni del maestro, il «treno dei desideri / all’incontrario va») la Regione ha stretto un accordo con Ferrovie dello Stato, ramo Treni Turistici Italiani. Chi sceglierà questa comoda formula potrà contare anche su un percorso inverso, per il ritorno, con partenza da Palermo il 5 gennaio. Il presidente Schifani parla di un alternativa al costosissimo viaggio in aereo «confortevole e dinamica». Siccome l’idea del treno, da sola, sembrava un po’ banale, l’hanno anche rinforzata. «I viaggiatori si sentiranno in Sicilia sin dalla partenza» dice la coloratissima cartella distribuita ai giornalisti durante la conferenza stampa.
In che senso? Sarà un treno a binario unico? Sarà lentissimo? Si fermerà ogni quindici minuti? Attraverserà passaggi a livello aperti? Sembra una minaccia, in effetti, detto così. Ma poi basta approfondire e si scopre che la Regione ha ingaggiato influencer, comici, personaggi dello spettacolo per intrattenere le persone a bordo (d’altronde, ventidue ore sono pur sempre lunghette ….). In più, immancabili degustazioni di prodotti tipici siciliani, showcooking, gadget e tante sorprese, con giovani tiktoker che racconteranno tutto in diretta. Insomma, uno è convinto di salire sul treno e si trova dentro una puntata di Linea Verde.
Un modo chiassoso per la Regione Siciliana, per deviare l’attenzione sul vero problema del caro voli. Perché il treno è davvero l’ultima spiaggia per chi vorrebbe tornare in aereo ma non può, per via dei costi alle stelle dei biglietti durante le festività. Basta fare un giro sui siti delle compagnie, per verificare: partire da Bergamo e andare a Parigi, sotto Natale, costa cinquecento euro, tra andata e ritorno. Da Bergamo per Catania, invece: settecento euro (e ti pesano il bagaglio a mano, pure).
Di stabile un giorno ci sarà il Ponte, rassicurano governo e Regione. Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina è stato presentato pubblicamente a Roma. La prima pietra, che un entusiasta Matteo Salvini aveva annunciato per luglio 2024, è stata adesso annunciata per il 2025: «Sarà l’anno – dice più vagamente Pietro Ciucci, amministratore delegato della concessionaria Stretto di Messina – della prima attività sul territorio e della progettazione esecutiva».
Ciucci stima in otto anni la durata dei lavori e prevede l’apertura al traffico nel 2032. Ma ancora una volta ballano le cifre sui costi. Sembra un po’ una specie di poker, con puntate al rialzo che si susseguono. La prima cifra sulla quale hanno «ragionato», per usare l’espressione del manager, è di dodici miliardi di euro. Ma non bastano. Ci sono degli aggiornamenti. Come quando compri il pacchetto base e vuoi l’upgrade. E gli aggiornamenti costano. Il progetto, rivisto, adesso ha un costo di 13,5 miliardi di euro. Ma non ci sono cifre esatte, lo ammette lo stesso Ciucci: «Noi crediamo che questo sia il valore aggiornato».
Il ministro Matteo Salvini si arrabbia molto «contro chi dice che il Ponte non si può fare». Di certo, gli scettici sono tanti, anche nel governo siciliano. In attesa del Ponte, infatti, la Regione ha commissionato un traghetto. Si, la Sicilia sarà l’unica regione italiana ad avere un proprio traghetto. E sarà facilmente riconoscibile, indovinate un po’, sempre dal simbolo della Trinacria sulle fiancate.
Il nuovo traghetto, commissionato dalla Regione a Fincantieri, costa centoventi milioni di euro, e sarà pronto entro l’estate del 2026. Ci sarebbe anche l’opzione per il secondo, ma in realtà anche qui, aumentando il costo delle materie prime, la Regione è a caccia di venti milioni di euro da aggiungere ai centoventi per finire intanto di pagare il primo. Ma ne vale la pena: potrà portare mille passeggeri e duecento automobili, a una velocità massima di diciannove nodi. Chissà se anche per questo traghetto, sono previsti influencer, degustazioni, e altri tipi di intrattenimento.
Il traghetto ufficialmente servirà per collegare le isole minori siciliane, in particolare Lampedusa e Pantelleria, ma hai visto mai che non serva ad altro, in attesa del Ponte. E siccome Schifani è un mago, magari un giorno si potrebbe pensare a un traghetto natalizio, tutto con le lucine accese, gli zampognari a prua e la solita Trinacria sulla fiancata (ma con le palline di Natale sulle punte) che per risolvere il problema del caro voli o del treno slow, vada a prendere i siciliani fino a Torino e Milano, si, per portarli in Sicilia per le feste.
Impossibile? No, sarebbe un’altra magia alla Harry Potter. Sembra più facile di tante altre cose in Sicilia. Ad esempio, completare l’asse del Belice. È il sistema viario che i siciliani che vivono tra Agrigento e Trapani, attendono ormai dal 1968. Dovrebbe collegare l’autostrada Palermo-Mazara del Vallo allo scorrimento veloce Palermo-Sciacca. Furono i cittadini a chiederla, a gran voce, nei primi anni Settanta, per permettere la rinascita dell’economia locale dopo la devastazione del sisma. Era la risposta concreta allo Stato che invece distribuiva biglietti del treno di sola andata per la Svizzera. La petizione arrivò a Roma e poi divenne anche una legge del Parlamento.
A capo del comitato c’era il sindaco della cittadina di Santa Ninfa, Vito Bellafiore. Aveva fatto una promessa, a se stesso e alla comunità, di vedere realizzata l’opera prima di morire. Adesso ha novantacinque anni e continua a lottare. Sono appena diciassette chilometri. Ne sono stati realizzati cinque, spendendo tre miliardi di lire, gli altri due lotti non sono stati mai completati, pregiudicando la costruzione dell’area industriale prevista nel progetto.
Negli anni sono stati fatti diversi tentativi per riprendere l’opera, ma senza alcun risultato. Il moncone della strada, inutile, si perde nella campagna. Lì dove non passano treni, non atterrano aerei, non ci sono traghetti. Per magie così non ci può nemmeno Harry Potter.
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