Le torture al carcere di Trapani. Oggi la visita dei sindacati dei poliziotti
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Oggi una delegazione dei sindacati della Polizia Penitenziaria visiterà il carcere Pietro Cerulli di Trapani per documentare le condizioni operative e strutturali in cui lavorano gli agenti. La visita, che inizierà alle ore 9:30, è stata organizzata per accendere i riflettori sulle difficoltà logistiche, organiche e gestionali che quotidianamente affrontano i lavoratori in divisa. La visita è stata organizzata dopo lo scandalo dell'inchiesta sulle torture subite da alcuni detenuti proprio ad opera di alcuni agenti della polizia penitenziaria all'interno del reparto blu del Pietro Cerulli.
L’indagine della Procura di Trapani ha fatto emergere un lato nascosto del carcere di Trapani, dove alcuni detenuti non avevano diritti e venivano maltrattati dagli agenti della polizia penitenziaria. 11 poliziotti sono finiti agli arresti domiciliari, altri 14 sono stati sospesi dal servizio. E sono 46 gli indagati, un agente su cinque del penitenziario di Trapani è sotto inchiesta.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta nella sezione blu del Pietro Cerulli alcuni detenuti venivano, sistematicamente, maltrattati, derisi, e picchiati. Nel reparto blu erano rinchiusi soprattutto detenuti psichici, persone fragili che avevano diversi problemi. Le telecamere piazzate di nascosto in quella che gli agenti ritenevano una zona franca hanno registrato numerosi abusi. Dalle spedizioni punitive al lancio di urina da parte degli agenti che talvolta si organizzavano in “squadrette”.
La visita dei sindacati e la “censura” del Dap
“Abbiamo deciso di visitare il carcere di Trapani non solo per fotografare le condizioni dei posti di servizio, ma anche per consegnare un segno di vicinanza ai lavoratori, sicuramente scossi per quanto accaduto”, dichiarano i leader sindacali Calogero Navarra (Sappe), Rosario Di Prima (Sinappe), Dario Quattrocchi (Osapp), Gioacchino Veneziano (Uil Polizia Penitenziaria), Francesco D'Antoni (Uspp), Domenico Ballotta (Fns Cisl) e Gaetano Agliozzo (Fp Cgil).
I rappresentanti sindacali denunciano con forza le limitazioni imposte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) alla possibilità di divulgare fotografie degli ambienti lavorativi, descrivendo tali restrizioni come “un comportamento antisindacale che nasconde una chiara volontà di celare la realtà”.
“Ci spiace constatare – sottolineano i sindacalisti – la censura imposta dal DAP e la limitazione all’accesso delle delegazioni sindacali, mentre, ad agosto, in pieno piano ferie del personale, sono stati autorizzati ingressi di oltre 45 persone tra avvocati, garanti e associazioni esterne”.
Le organizzazioni sindacali ritengono che queste restrizioni siano volte a evitare che l’opinione pubblica prenda coscienza delle difficoltà quotidiane degli agenti penitenziari, che operano in contesti complessi e spesso sottodimensionati.
“Trasmetteremo le nostre rimostranze agli organi competenti – concludono i sindacati – perché crediamo che il rispetto delle condizioni di lavoro degli agenti sia fondamentale per garantire un sistema penitenziario più efficiente e giusto”.
Violenze e suicidi, non sono casi isolati
Dell’inchiesta sul carcere di Trapani se n’è parlato nella puntata “Radio Carcere” di Radio Radicale, nei giorni scorsi, condotta da Riccardo Arena. Un’inchiesta che mette a nudo tutti i problemi del sistema penitenziario italiano. E di come le situazioni di degrado possano degenerare in atti di violenza. Proprio Arena ha elencato i numeri aggiornati di una strage senza fine: 83 detenuti e 7 agenti della polizia penitenziaria si sono tolti la vita da inizio anno. “Una vera e propria mattanza”, la definisce Arena. Oltre 62 mila detenuti a fronte di una capienza di circa 46 mila posti. Una situazione che va avanti da anni nell’indifferenza della politica. E cosa succederebbe se condizioni simili si registrassero in altri contesti, come negli ospedali (cosa che in parte avviene) e nelle abitazioni?
Tra gli ospiti Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha affrontato il tema analizzando le cause che alimentano la violenza nelle carceri.
De Fazio ha definito il sistema penitenziario italiano come “patogeno”, sottolineando come le degenerazioni non possano più essere archiviate come episodi isolati o attribuite a singole "mele marce". Secondo lui, il sovraffollamento delle carceri, la carenza cronica di personale e la scarsa formazione degli agenti contribuiscono a creare un ambiente che favorisce tensioni e abusi. "Non si tratta più di casi isolati", ha dichiarato. "Le numerose indagini in corso in tutta Italia dimostrano che il problema è radicato nel sistema stesso e richiede interventi urgenti e strutturali".
Tra i fattori che alimentano la violenza, De Fazio ha citato la pressione a cui sono sottoposti gli agenti penitenziari. Le carceri italiane sono spesso sovraffollate, con un numero di detenuti ben oltre la capienza regolamentare, e la carenza di personale costringe gli agenti a turni estenuanti, aumentando lo stress e la difficoltà di gestire situazioni critiche. Questa combinazione di fattori contribuisce a creare un terreno fertile per tensioni e degenerazioni, che possono sfociare in episodi di violenza.
Ma a Trapani chi sapeva non ha parlato. Per il segretario della UILPA denunciare colleghi violenti è una scelta difficile per gli agenti, ma necessaria per evitare di diventare complici di abusi. “È fondamentale spezzare questa catena di silenzi, anche se comporta grandi sacrifici personali”, ha affermato. Solo così sarà possibile garantire il rispetto dei diritti umani nelle strutture penitenziarie.
De Fazio ha poi criticato la politica per la sua indifferenza verso il sistema carcerario. “Le carceri sono state abbandonate dalla politica, che non ha mostrato interesse nel risolvere problemi radicati come il sovraffollamento e la mancanza di risorse adeguate”, ha aggiunto.
Come soluzioni, De Fazio ha proposto l’assunzione di nuovi agenti, il miglioramento dei loro stipendi per ridurre stress e insoddisfazione, e un investimento significativo nella formazione, che oggi è giudicata troppo breve e poco adeguata a preparare il personale a gestire situazioni complesse. Ha inoltre sottolineato l’importanza di investire nelle infrastrutture carcerarie per creare un ambiente più umano e dignitoso sia per i detenuti che per gli agenti.
De Fazio ha concluso con un appello alla politica, ribadendo la necessità di riforme urgenti per affrontare il problema alla radice. Tra le proposte, ha evidenziato l’importanza di implementare sistemi di videosorveglianza e bodycam, strumenti utili per garantire trasparenza e prevenire abusi, e la necessità di riformare il reato di tortura per rendere la normativa più efficace nel punire i responsabili.
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