La tassa di soggiorno indigesta. Essa è il corrispettivo che un privato, la struttura ricettiva, utilizza come partita di giro e deve a un ente pubblico per la fornitura di un bene o di un servizio specifico. A Marsala è nell'agenda pubblica ed è ragione d'ostilità allorquando il sindaco già due e mezzo orsono, assessore al ramo Oreste Alagna, ne tentò l'aumento con relativa delibera, ma poi fu ritirata per il malcontento generalizzato del Consiglio comunale e gli operatori del settore.
Anche perché per giustificarne incremento e impiego, si pensò d'usarla particolarmente per il ripristino della segnaletica turistica, una parte per il decoro della città e specificamente alla sistemazione della staccionata del lungomare. Oggi come all'ora viene messo in risalto l'assenza di confronto, per un provvedimento rilevante, con le organizzazioni del comparto come denunciato dall'Associazione Strutture Turistiche (AST), che rappresenta una parte significativa delle strutture ricettive della città. Innalzamento della tassazione che raggiunge anche il 300% per alcune categorie, a cui si aggiunge il raddoppio del periodo di applicazione dell’imposta, da 5 a 10 notti consecutive per ogni soggiorno. L'amministrazione motiva le modifiche citando la necessità di finanziare eventi di grande rilevanza, come il 72° Raduno Nazionale dei Bersaglieri del 2025, oltre che migliorare i servizi turistici cittadini.
Il vulnus è se queste somme saranno destinate ad interventi strutturali, oppure finalizzate solo all'evento o stabilire la destinazione delle risorse ottenute dall'imposta di soggiorno. Dubbio espresso anche in commissione consiliare, con Di Pietra in prima fila e Pugliese a perorare la bontà della delibera. Per fugare il sospetto, si sta vagliando l'ipotesi di posticipare il tutto al 2026.
Vittorio Alfieri