Ma perché dobbiamo votare a Marsala?
La domanda può apparire una banale provocazione, eppure quella di non votare sarebbe un’alternativa che, mio avviso, meriterebbe una riflessione da parte di tutti.
Già nelle ultime settimane è iniziato il più classico dei riti, il “Toto-Nomi”, ed è subito un susseguirsi di ipotesi, slanci, visioni future di una città che in questa fase pre-elettorale appaiono quasi sempre rosee oltre ogni immaginazione.
Eppure c’è un tema che non entra praticamente mai nel dibattito politico, ma che probabilmente rappresenta la vera ed unica ragione che farebbe concretamente la differenza nell’amministrazione della città e che darebbe senso ad una campagna elettorale; questo tema non riguarda minimamente il “Nome” (quello del futuro candidato sindaco), ma riguarda domande quali “con chi?”, “per fare cosa?”, “con quali risorse?”.
Ebbene, non appena provo a trovare delle risposte alle domande di cui sopra l’euforia del Toto-Nomi mi appare come un deserto privo di qualunque contenuto ed interesse:
“Con chi?”
Questa domanda per qualunque candidato dovrebbe avere due diverse chiavi di lettura:
Alla prima domanda rispondono ciclicamente e prontamente all’appello:
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coloro che fino alle precedenti elezioni hanno sostenuto e contribuito ad eleggere amministrazioni rivelatesi fallimentari (ma che hanno comunque garantito loro un ruolo all’interno delle istituzioni)
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chi, per quanto formalmente “alleato”, coglie la palla al balzo per un regolamento di conti interno alle cosiddette coalizioni (frutto di rancore o, semplicemente, della voglia uscire dalle seconde file)
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chi da un ruolo istituzionale “esterno” all’amministrazione della città non vede l’ora di puntare il dito contro le malefatte precedenti (ben consapevole di esserne stato in parte la causa) e ripulire, così, la propria immagine.
La seconda domanda ha una risposta scontata e banale: “ma come? CERTAMENTE CI RIVOLGIAMO A TUTTI I CITTADINI!!”. Ed è così che ogni singolo marsalese diventa nei discorsi dei candidati sempre bravo, sempre bisognoso, sempre meritevole e persino le contrade più recondite ed i rioni popolari più disagiati diventano il palcoscenico di infiammate arringhe che spiegano come i loro abitanti sono sempre e comunque “cittadini come tutti gli altri”.
“Per fare cosa?”
Anche qui la risposta è ovvia: per SOGNARE! La banalità della quotidianità non ha alcun appeal e i cittadini vanno anestetizzati in dosi sufficienti per durare almeno fino alla fatidica “X” nella cabina elettorale. Quale entusiasmo potrà mai generare una scuola da ristrutturare, una risonanza fuori uso, un asfalto stradale che dura (forse) un trimestre, una moria di luci semaforiche senza precedenti? Il sogno è la chiave di tutto ed è qui che il candidato sfoggia le sue migliori doti di venditore: un nuovo ospedale, una nuova ferrovia, un nuovo porto, un nuovo centro congressi, un nuovo litorale, un contributo di chissà quale fondo di investimento estero…… tutto purché si tenga lontano dal dibattito la quotidianità.
“Con quali risorse?”
A questa domanda ci si guarda bene dal dare una risposta concreta: un comune come quello di Marsala (non certo l’unico) in palese deficit finanziario e di progettualità non riesce ne’ a dar seguito alle risorse ed ai progetti (pochi) disponibili (per incuria, incapacità o soltanto perché bisogna sempre e comunque sfasciare ciclicamente anche quello di buono si trova in eredità) ne’ a darsi una linea guida per il medio-lungo termine (anche perché è molto più semplice capitalizzare subito il consenso delle cose “spicciole” anziché volgere lo sguardo ad una prospettiva più lunga e fruttuosa i cui tempi di realizzazione la renderebbero, tuttavia, inutilizzabile alle prossime elezioni). Si finisce, quindi, per consumare le poche risorse disponibili per provare a risolvere situazioni continuamente emergenziali con sprechi ed inefficienze che aggravano ancor di più le casse comunali.
Ecco perché penso che l’interesse dalla nuova campagna elettorale per la città di Marsala non dovrebbe certo riguardare il Toto-Nomi, al contrario mi piacerebbe sapere innanzitutto se possiamo sperare in una nuova classe dirigente che:
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abbia voglia di affrontare con chiarezza ed efficacia le reali ed oggettive problematiche della città essendo disposta a raccontarne la complessità senza fronzoli, senza “sogni”, senza indorare la pillola, ma puntando dritti a soluzioni, scadenze, cronoprogrammi e risultati che siano realmente perseguibili (anche se in tempi successivi alla prossima tornata elettorale).
Se, al contrario, a tutto questo non si vuole dare risposta sarebbe forse più semplice (e più onesto) dare all’attuale classe dirigente una sorta di “mandato eterno” in cui gli avvicendamenti siano decisi tutti internamente a loro stessi, senza dover chiedere ai cittadini quel consenso periodico “virtuale” che, di fatto, si sono già dati; d’altronde il trend degli ultimi anni in termini di affluenza dimostra che stiamo già andando in questa direzione e che, conseguentemente, si è pesantemente ridimensionato il concetto di “democrazia rappresentativa”.
Lasciamo perdere il “Nome”…..guardiamoci in faccia e capiamo innanzitutto SE vogliamo dare un senso alla parola “votare”.
Alessandro Pompei