Una violenza percepita come ineluttabile. E' un altro degli aspetti dell'inchiesta che oggi ha portato all'arresto di diversi agenti in servizio al carcere di Trapani.
Dalle indagini emerge una sorta di "condivisione generale" tra gli agenti, dove la violenza era vista come un mezzo inevitabile per mantenere l’ordine. “Non possiamo più tollerare che la violenza venga considerata un metodo accettabile – dichiara il procuratore Paci –. Serve urgentemente assistenza per le persone più fragili, non possiamo più aspettare”.
Non solo violenze fisiche: le indagini hanno rivelato anche false relazioni di servizio, usate per calunniare i detenuti e coprire gli abusi. “Un conto è l’uso legittimo della forza, un altro è la violenza sproporzionata e il disprezzo verso chi è già in una condizione di estrema debolezza”, ha dichiarato il comandante del Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziara.
La Procura specifica che la direzione del carcere e la parte sana dell’amministrazione penitenziaria non sono coinvolte. Anzi, è stato proprio grazie alla collaborazione interna che è stato possibile installare telecamere nascoste per documentare gli abusi. Tuttavia, la situazione del carcere di Trapani, già nota per criticità e disservizi, è un segnale di un malessere più ampio. “È come se ci fosse un’organizzazione di 55 persone che faceva quello che voleva”, ha commentato Paci.