E’ tornata in libertà, dopo sette mesi di arresti domiciliari, la 58enne marsalese Maria Pia Falco, funzionaria del Comune di Marsala coinvolta nell’inchiesta dei carabinieri di Partinico e della Procura di Palermo sulla cooperativa “Nido d’Argento”, che secondo l’accusa si sarebbe aggiudicata appalti nel settore dei servizi sociali in alcuni Comuni siciliani (Marsala, Agrigento, Gela), velocizzando anche i pagamenti in suo favore, corrompendo funzionari con denaro o assunzioni e regali: gioielli, olio, panettoni.
Insieme all’ex ragioniere capo del Comune lilibetano Nicola Fiocca e ad altri, la Falco è imputata davanti al Tribunale di Palermo. E sono stati proprio i giudici palermitani, accogliendo la richiesta dell’avvocato difensore Duilio Piccione, a revocare la misura cautelare degli arresti domiciliari per la Falco. Ciò, naturalmente, non cambia nulla ai fini del processo. Semplicemente, per i giudici, non c’è più pericolo di inquinamento delle prove, né pericolo di fuga o reiterazione del reato.
Oltre alla Falco e a Fiocca, nel processo sono imputati Giuseppe Chiaramonte, di 46, dipendente della coop Nido d’Argento, l’ex sindaco di Partinico Salvo Lo Biundo, di 54, Antonio Geraci, di 61, anche lui di Partinico, presidente della commissione aggiudicatrice di una gara bandita dal Comune di Gela, e la cooperativa in quanto società rappresentata dall’amministratore giudiziario che ha nominato in sua difesa l’avvocato Massimo Motisi. In abbreviato invece, con una serie di udienze già fissate e che dovrebbero portare entro gennaio alla sentenza, vanno Michela Sclafani, 62 anni, e suo marito Giovanni Dalia, di 69, entrambi palermitani, e Gaetano Di Giovanni, 60 anni di Raffadali, comandante della polizia municipale e capo di gabinetto del sindaco di Agrigento. Hanno chiesto il patteggiamento a 4 anni e 4 mesi il deus ex machina della cooperativa, Giuseppe Gaglio, 62 anni, di Partinico, a 4 anni Massimiliano Terzo, 44 anni di Monreale, e a 2 anni e 11 mesi Francesco Chiavello, 62 anni di Partinico. Gaglio aveva esteso i suoi interessi in mezza Sicilia grazie, secondo gli inquirenti, alle mazzette garantite a politici e burocrati dei diversi Comuni. All’epoca dei fatti, Maria Pia Falco era in servizio al settore Servizio sociali del Comune di Marsala e fu trasferita ad altro settore (Affari legali) proprio a causa di questa indagine. Per gli investigatori, la Falco sarebbe stata completamente asservita alla coop di Partinico.
Dalla documentazione sequestrata al Comune e dalle conversazioni fra i responsabili della coop, in particolare Giuseppe Gaglio, e la funzionaria è emersa una fitta rete di rapporti, con incontri anche a pranzo e a cena in ristoranti di Marsala e Trapani. In alcuni casi, si evincerebbe dalle intercettazioni, la richiesta di denaro sarebbe avvenuta in maniera “sfacciata”. Le attività della Falco in favore della coop avrebbero riguardato il servizio “Home Care Premium” (assistenza domiciliare disabili), la procedura per l’affidamento del centro ricreativo “Helios” e la co-progettazione del fondo povertà. Intanto, intuendo i pericoli cui poteva andare incontro, la funzionaria cercava anche di eliminare qualche prova. “Facciamo come per i servizi segreti, distruggi questa mail” scriveva la Falco, definita perfino “stipendiata” in un’intercettazione da uno degli imprenditori da lei favoriti, viste le elargizioni ricevute. La mail che la Falco cancella è del 5 aprile 2022, ma i carabinieri l’hanno trovata nei dispositivi del destinatario: una dipendente della Nido d’Argento. Nel frattempo, la dipendente comunale, visto l’interesse di alcuni media locali sugli appalti dei Servizi sociali, se la prende anche con loro, parlando di “pseudo giornalisti” e suggerendo di “ammortizzare la situazione… Giuseppe deve intervenire…”.
La Procura di Palermo ritiene di avere le prove della consegna a Maria Pia Falco di 1200 euro nel 2020 e di altre somme nel 2021. E si sarebbe anche appropriata (non è chiaro se diviso con altri) di 28.344,75 euro, somma residua del servizio Home Care Premium. Da dirigente dei Servizi sociali, Nicola Fiocca, secondo l’accusa, sarebbe stato complice nelle illegalità.