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14/11/2024 00:00:00

Il declino delle democrazie

Democrazia in declino? Sono nato in una Repubblica democratica e da allora non ho conosciuto altro che la Democrazia. Dunque, anche un vago sentore che la Democrazia possa essere in declino dovrebbe farmi rabbrividire. E in effetti rabbrividisco, ma perché ultimamente si respira un’aria satura di pigrizia mentale, che a mio giudizio è peggio della peste.

L’idea, invece, che la Democrazia possa essere in declino mi fa sorridere. Ma devo spiegarmi, perché anche una superficiale analisi dei fatti mi darebbe torto, e allora devo rendere decodificabile il mio “sorridere”. Mi spiego: La parola Democrazia, nel mio pensare, non si traduce con l’idea delle “forme di democrazia che praticamente sono state attuate e sono attualmente in atto”. No, per me, quelle, sono solo messe in scena col fine di scaricare sul cittadino elettore la responsabilità dei fallimenti parziali e totali della gestione, che per l’appunto è strategicamente definita democratica. Qualcosa tipo: “Hai scelto la parte sbagliata e ne paghi le conseguenze. La prossima volta scegli meglio”. Ma il meglio non arriva. Perché? Perdonatemi se rimando la risposta a tale dilemma. Concedetemi invece di proporvi un approccio inedito, e cioè che la Democrazia non andrebbe intesa come sintesi deduttiva di esperienze vissute, ma come una formula matematica direttamente derivante
da assiomi che non sono suscettibili di critica soggettiva.

Di fatto la Democrazia, più che un’invenzione, ritengo sia una scoperta di quei greci pre-anno zero che, maestri di uso della logica e filosofi con la F maiuscola, hanno lasciato in eredità quei fondamenti matematici senza i quali nessun progresso scientifico sarebbe mai andato troppo lontano: il rapporto tra diametro e circonferenza, quello tra ipotenusa e somma dei cateti, quello tra la frequenza vibratoria di una nota musicale e tutte le altre della scala che su di essa si fonda, e così un cosmo di postulati, teoremi e metodi dimostrativi basati sulla logica. Ed è figlia di tale uso della logica l’equazione che definisce l’interesse collettivo di una società che sceglie la Democrazia come forma di governo: così come il diametro non sarà mai maggiore dell’arco di circonferenza che sottende, e così come l’ipotenusa non sarà mai maggiore della somma dei cateti, così la classe abbiente (fisiologicamente minoritaria, tranne che per rare eccezioni) non potrà mai godere di una rappresentanza maggioritaria in Parlamento, ed è sacro che le attività legislativa e governativa si esprimano in funzione dell’interesse della maggioranza (pur garantendo il rispetto di qualunque minoranza, elitaria o meno che sia). Favoloso! Più bello del principe azzurro che riporta in vita Biancaneve con un bacio.

Eppure non magico, semplicemente matematico. E dovrebbe essere in declino? Sarebbe come dichiarare che il teorema di Pitagora è in declino. Chi, oggi, si azzarderebbe ad affermare che il secondo teorema di Euclide è superato? Se qualcuno lo sta facendo, forse cerca di ipnotizzare attraverso l’uso del pensiero magico. O è solo troppo ignorante. Il “teorema democrazia” ci rivela che mai una classe sociale minoritaria sarà dominante finchè la maggioranza sarà consapevole (coscienza di classe) che una classe è tale solo in quanto parte di un intero (demos) così come il diametro lo è del sistema cerchio e l’ipotenusa del sistema triangolo rettangolo. Se ne evince, ahimè, che, laddove la configurazione della rappresentanza parlamentare dovesse risultare composta da una maggioranza che di fatto è rappresentanza di riferimento di una classe minoritaria, vi sarà (lampante!) la prova che almeno uno degli elementi costitutivi di quello specifico sistema democratico ha perso la consapevolezza della sua identità e del ruolo funzionale che ne deriva. Per intenderci, se il sistema cerchio fosse una democrazia rappresentativa, sarebbe
opportuno che il diametro e la circonferenza avessero piena consapevolezza della loro rispettiva identità di classe, perché entrambi dovranno votare per il partito che per definizione genetica li rappresenta rispettivamente. E se tutto si manifesta nel rispetto della formula il partito vincente sarà sempre la circonferenza, semplicemente perché è, in misura, maggiore del diametro. Un diverso risultato avrebbe solo due spiegazioni, entrambe drammatiche: spiegazione A – se il diametro risulta maggiore di un altro elemento quest’ultimo non può essere la sua circonferenza per cui il cerchio in questione
non esiste, è una bugia, un falso, un inganno.

Spiegazione B – le parti votanti dell’elemento circonferenza hanno perso la consapevolezza di appartenere alla classe che, nel sistema cerchio, è maggioritaria; hanno perso quindi la certezza matematica della funzione che espletano nel sistema. E se una circonferenza non è consapevole di ciò che è, allora non è. Se ne evince facilmente che sia A che B denotano un decadimento della qualità del cittadino nella sua funzione di elettore, e non della formula democratica. E quindi la
risposta rimandata all’enigma di cui sopra “perché il meglio non arriva ?” è la seguente: non è la formula Democrazia ad essere in declino, ma il ruolo di cittadino che, tradito da chi avrebbe dovuto rappresentare i suoi interessi, e ipnotizzato dal linguaggio stregonesco (“parlo come voi quindi sono uno di voi, girate nel mio cerchio”) scivola fino alla condizione di suddito. Il cittadino è attore nel processo democratico, e in quanto tale responsabile e consapevole non solo del suo destino individuale, ma del destino della collettività di cui è parte. Il suddito è tale perché rinuncia ad avere un destino individuale, e quello della collettività lo ha messo, per delega, nelle mani di una “classe forte”, o nei casi più estremi, nelle mani di una persona sola. Rabbrividisco. Il vento che soffia già da un po' è vento di declino, ed è il declino della dignità. Le leggi di mercato e del profitto egemonizzano laddove dovrebbero necessariamente essere subordinate alle logiche democratiche. Il populismo non è un fenomeno moderno, da sempre chi ambisce a iperboli cesaristiche usa leve demagogiche per ottenere consensi di bassa qualità e ampia portata, ma i populisti di oggi sono strani… prima di aggredire i principi costituzionali giurano sulla Costituzione.

Massimo Cardona



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