In Italia non esiste una banca dati ufficiale che, a livello istituzionale, tenga traccia dei casi di femminicidio, rendendo difficile una misurazione reale del fenomeno. Nel 1977, Margaret Elbow, alla Columbia University, ha identificato quattro profili psicologici degli uomini che commettono femminicidi:
- Controllante: teme la perdita della propria autorità e dominio, esigendo il totale controllo sugli altri membri della famiglia.
- Difensore: è incapace di concepire l’autonomia altrui e vede tale indipendenza come una minaccia di abbandono, sviluppando una dipendenza dalle donne a cui si lega.
- Ricercatore di approvazione: ha bisogno di continuo rinforzo di autostima dall’esterno e reagisce con rabbia alle critiche.
- Incorporatore: cerca un rapporto fusionale con la donna e agisce con violenza quando percepisce, anche solo presuntamente, di perdere l’oggetto del suo affetto.
Il maltrattante
Spesso, il quadro psicologico dell’uomo maltrattatore include un desiderio ossessivo di controllo nelle relazioni, manifestato da gelosia estrema e necessità di dominare la compagna. Quando questo controllo è percepito come minacciato, può reagire con violenza, utilizzando la punizione per ristabilire il dominio. Alla base del femminicidio c’è una cultura patriarcale che enfatizza la superiorità maschile.
Fattori di rischio
I fattori di rischio associati al femminicidio hanno come denominatore comune la tossicità. Tra questi ci sono il basso grado di scolarizzazione, esperienze di violenza subite durante l’infanzia, esposizione alla violenza domestica, abuso di alcol e disturbi mentali come depressione grave, disturbi antisociali, borderline o narcisismo. La violenza psicologica accompagna quella fisica attraverso offese, umiliazioni, e limitazioni della libertà. Le donne sono spesso insultate riguardo al loro aspetto fisico e ridicolizzate in pubblico.
Istat ha definito anche la violenza economica come una forma di abuso, in cui il controllo delle risorse finanziarie viene utilizzato per esercitare potere e controllo, manifestandosi con il controllo del reddito, la limitazione all’accesso alle risorse e l’esclusione dalle decisioni economiche.
I casi di agosto 2024
Il fenomeno dei femminicidi non risparmia le fasce di età più avanzate. Lo scorso 6 agosto, Annarita Morelli, 72 anni, è stata uccisa dal marito Domenico Ossoli, 73 anni, con un colpo di pistola. La coppia era in fase di divorzio, ma Ossoli non voleva mettere fine al matrimonio.
Poco dopo, Lucia Felici, di 75 anni, è stata strangolata dal marito, Carmine Alfano, di 82 anni, con cui viveva da separata in casa. Ai giudici Alfano ha detto: “L'ho uccisa perché non la sopportavo più; molte volte ho pensato di ammazzarla.”
Questo quadro tragico sottolinea l’urgenza di una risposta istituzionale e culturale per prevenire e contrastare il fenomeno dei femminicidi in Italia.