E’ stato l’ex luogotenente della Guardia di finanza Antonio Lubrano a spiegare, davanti il Tribunale di Trapani (presidente Daniela Troja), i particolari dell’indagine sfociata nel processo che per bancarotta “impropria” (derivante da falso in bilancio) vede imputata la 67enne Rosa Sammartano, ex componente del collegio sindacale della fallita “Trapani Farma srl”.
A sostenere l’accusa è il pm Antonella Trainito, che quando era alla Procura di Marsala ha maturato una vasta esperienza in materia di criminalità economico-finanziaria (su tutte, l’indagine che ha portato al crollo dell’impero dell’imprenditore del settore ristorazione-alberghiero Michele Licata). L’imputata è difesa dall’avvocato Elio De Felice. In aula, il luogotenente Lubrano, anche lui in passato a lungo in servizio a Marsala (era capo della sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura), ha spiegato com’è nata e come si è sviluppata l’indagine sulla Trapani Farma, mentre il commercialista Alberto Scuderi, altro teste d’accusa (noto amministratore giudiziario per i Tribunali di Marsala, Trapani e Palermo) ne ha illustrato gli aspetti di sua competenza.
Il procedimento penale ha visto coinvolti, in concorso con la Sammartano, anche Alessandro Palermo, classe ‘65, ex legale rappresentante di Trapani Farma, deceduto qualche anno fa, Paolo Messina, classe ’67, e Saverio Scontrino, classe 1933, quali componenti del collegio sindacale. Nei loro confronti si è proceduto separatamente. Messina e Scontrino, in particolare, hanno patteggiato la pena. Secondo l’accusa, i quattro avrebbero esposto falsamente nell'attivo fallimentare dei bilanci approvati fino al 31 dicembre 2013 il valore dei crediti verso i clienti notevolmente superiore al vero concorrendo a causare il dissesto della Trapani Farma che, proseguendo in tal modo l'attività, aggravava la situazione economico-finanziaria, malgrado il capitale della stessa fosse stato completamente eroso, così da imporre alla società di adottare la riduzione del capitale per perdite. LE INDAGINI – Agli inizi del 2016, il pm della Procura di Trapani Matteo Delpini incaricava la Guardia di finanza di svolgere accertamenti in ordine alla dichiarazione di fallimento della “Trapani Farma s.r.l.”, emessa con sentenza dal Tribunale trapanese il 22 dicembre 2015 (curatore fallimentare fu nominato il commercialista Giovanni Francesco Lucentini). La sentenza di fallimento fu l’epilogo di una travagliata proposta di concordato preventivo avanzata dalla Trapani Farma srl ma rigettata dal Tribunale, poi accolta dalla Corte d'Appello di Palermo, e successivamente definitivamente rigettata dalla Cassazione. Durante le indagini svolte dalle Fiamme Gialle, da un’attenta analisi dei complessi bilanci, nonché della relativa contabilità della fallita società e mediante l'assunzione di informazioni rese da Lucentini, da Filippo Frazzetta e Alberto Scuderi, quali professionisti incaricati dall'amministratore, Alessandro Palermo (per redigere il piano di concordato preventivo), si è avuto modo di accertare come la Trapani Farma, secondo gli investigatori, negli esercizi finanziari 2014 e 2015, molto probabilmente anche in funzione della successiva presentazione della richiesta di accesso al concordato preventivo e quindi al fine di adeguare la contabilità alla realtà aziendale, abbia effettuato una sorta di “sistemazione e/o pulizia” delle posizioni creditorie e/o debitorie mediante scritture contabili che hanno dato luogo all’imputazione in bilancio di partite di ricavi e costi di carattere straordinario. In pratica, sarebbe stato accertato il delitto di "false informazioni sociali" che, in caso di dichiarazione di fallimento, viene assorbito nel più grave reato di bancarotta fraudolenta, che prevede pene da 3 a 10 anni di carcere. Per la prossima udienza è prevista la testimonianza del curatore fallimentare della Trapani Farma.