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10/11/2024 06:00:00

La paura di Chiara, vittima di violenza: "Il mio ex è scappato" 

 Chiara Balistreri è vittima di violenza fisica e psicologica. Ha subito maltrattamenti per cinque anni, fino al punto di vedersi fratturare il naso. Ha denunciato il suo compagno, Gabriel, che è poi fuggito, ma non ha mai smesso di minacciarla. Quando è stato arrestato al rientro in Italia, nella stessa città dove vive la sua ex, è stato sottoposto agli arresti domiciliari senza braccialetto elettronico. Ora Chiara è di nuovo in pericolo: Gabriel è evaso dagli arresti domiciliari.

Chiara ha raccontato tutto sui social, e i suoi video sono diventati virali. Vive con la costante paura di essere uccisa, teme di andare al lavoro e non si sente protetta, nonostante le denunce. Con grande coraggio e senso di realtà, ha dichiarato alla telecamera del suo telefono: “Preferisco dare la mia testimonianza ora, registrarmi da viva prima che io diventi l’ennesimo caso di femminicidio”.

Vivere sentendo la morte a un passo è angosciante; portare addosso il peso della paura senza potere reagire significa morire prima di essere uccise. Eppure, il bene supremo da tutelare è la vita: in questo caso specifico, il rischio elevato avrebbe dovuto comportare una misura cautelare adeguata, come la custodia cautelare in carcere.

 

@chiara_balistreri___

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♬ suono originale - Chiara______ðŸ¤

 

Le norme
Le norme ci sono, ma il problema è applicarle e fare rete tra tutti gli operatori coinvolti. La legge 154 del 2001 “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari” prevede che il giudice possa ordinare all’imputato di lasciare immediatamente la casa familiare e di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima.

Nel 2013, l’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul, “strumento internazionale giuridicamente vincolante” per contrastare la violenza di genere, prevenirla e tutelare le vittime. La Convenzione tratta la violenza di genere come violazione dei diritti umani e richiede misure che promuovano un cambiamento socioculturale e il risarcimento delle vittime.

Nello stesso anno è entrata in vigore la legge 119, che ha introdotto un’aggravante per i fatti commessi in presenza di minori o contro donne in gravidanza e ha previsto l’uso del braccialetto elettronico per il presunto autore di atti di violenza domestica. La legge ha inoltre incluso i reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e stalking tra quelli con priorità assoluta nei procedimenti giudiziari. La querela per stalking è irrevocabile se il fatto è commesso mediante minacce reiterate e aggravate.

Nel 2019, con l’introduzione del Codice Rosso, si sono accelerati i procedimenti penali e inasprite le pene in caso di violenza di genere. Sono stati introdotti tre nuovi reati: aggressione con lesioni permanenti al viso, nozze forzate e revenge porn, cioè la diffusione di immagini sessualmente esplicite senza consenso. Il PM deve inoltre riascoltare la donna entro tre giorni dalla denuncia. Tuttavia, il problema del Codice Rosso è la difficoltà nella gestione dei casi urgenti: tutti sono indicati come tali, senza una graduazione per gravità.

Il limite del Codice Rosso è la mancanza di un’area dedicata alla prevenzione del fenomeno, muovendosi solo su un piano punitivo e di emergenza.



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