Per l'operazione antimafia "Scialandro", la Procura ha chiesto condanne per un totale di oltre 115 anni di carcere per dieci imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Il processo, che si sta celebrando a Palermo davanti al giudice Rosario Di Gioia, riguarda presunti legami mafiosi ed episodi di criminalità organizzata nella zona di Custonaci, Valderice e Trapani, rivelando il ruolo ancora attivo delle famiglie mafiose locali.
Tra i principali indagati vi sono figure di spicco della zona, come l'ex vicesindaco di Custonaci, Carlo Guarano, accusato di essere legato alla famiglia mafiosa locale e di aver mantenuto contatti e telefonate in onore di presunti boss. Per Guarano, la Procura ha chiesto 10 anni di reclusione.
Tra gli altri nomi di rilievo emerge Giuseppe Costa, già noto per aver fornito la casa in cui fu nascosto il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito rapito e sciolto nell'acido negli anni 90. Costa, condannato nel 2021 a 12 anni di carcere per altri reati, è accusato di rivestire un ruolo importante nelle dinamiche mafiose trapanesi.
Insieme a loro, altri imputati sono accusati di reati come associazione mafiosa e tentato omicidio, con richieste di pena severe. Complessivamente, l'operazione "Scialandro", condotta da Polizia e Carabinieri, coordinati dalla DIA, ha svelato un radicato sistema di collusione tra mafia e politica locale.